Quando anni fa i miei figli parteciparono (non per loro iniziativa personale, ma semplicemente per essercisi trovati) alle occupazioni scolastiche mi ricordo che provai a mettermi in ascolto delle ragioni delle proteste studentesche. Ne dedussi che in estrema sintesi avevano la coscienza politica di un koala su un eucalipto. Sono cresciuti, ma il loro impegno politico continua ad essere pari a zero. Mi conforta il fatto che sono invece molto interessati ai temi legati ai diritti e su questi hanno un’intransigenza tipica dell’età giovanile. Sulla politica però continuano ad avere una distanza siderale. Non concepiscono proprio il collegamento, né lo vogliono cercare, anzi sono infastiditi dall’idea che la politica possa entrare nella sfera dei diritti individuali.
Non credo che sia una prerogativa dei miei due giovin virgulti, anzi penso sia un discorso molto generalizzato, basta vedere le percentuali di voto e le suddivisioni che emergono dalle analisi di tutte le ultime votazioni. Discorsi sentiti mille volte. Poi succede che per una volta che il contesto internazionale li porta ad uscire dal loro guscio, a prendere una posizione, a scendere in piazza, qualcuno si becca una manganellata dal poliziotto di turno. D’altra parte tutti a rimpiangere i grandi ideali del passato, i sogni di un mondo migliore, l’impegno politico attivo, ma me li ricordo solo io gli scontri degli anni 70? I lacrimogeni, le cariche, i morti sulle strade?
Qualcuno potrà dirmi che quelle erano esagerazioni da combattere, che non sono necessariamente collegate con la passione politica. Può essere. Sta di fatto che paradossalmente dobbiamo riconoscere che ci voleva un governo di destra e autoritario per riavvicinare i giovani alla politica. Ed ora la questione potrebbe diventare decisiva: quando e se mai volessero passare dalla protesta alla proposta, chi sarà in grado di intercettare le loro istanze e i loro bisogni? Esiste qualcuno in grado di elaborare un progetto politico che li coinvolga? Perché questa potrebbe essere davvero l’ultima chiamata per la politica, per non perdere definitivamente il senso della sua stessa esistenza.

Ciao Romolo,
ricordo anche io i lacrimogeni ed ero una bambina piccola, così come ricordo il rapimento di Moro. Fu un’esperienza davvero sconvolgente. Gli avvenimenti di quegli anni mi spaventarono moltissimo.
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Infatti, ma come spesso accade, si tende a ricordare sempre solo le cose belle. L’impegno politico era importante, ma aveva anche un lato oscuro molto inquietante
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Non per niente quegli anni furono chiamati ” gli anni di piombo” Ero una ragazzina lontana anni luce dalla politica e gli scontri studenteschi, ma si sentiva nell’aria tutto quel fermento!
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Ho una grande memoria, quando le cose si superano, finiamo per “vederle” in modo diverso. Di sicuro l’impegno politico aveva un lato oscuro molto inquietante
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I tuoi figli non lo sanno ancora, ma qualsiasi loro azione o scelta quotidiana è comunque politica. Che non significa fare il sindaco o il ministro, ma seguire degli ideali e dei principi che sono inevitabilmente appannaggio di una parte o dell’altra.
Per quanto ci si sforzi di non essere manichei e nemmeno democristiani.
Ma i cari vecchi democristiani ci sono ancora? 😊
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Chissà! Una volta si diceva come fosse una premonizione di sciagura “moriremo tutti democristiani”. Adesso è diventato un sogno 😅
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