Non sentite anche voi questo profumo di primavera? In quest’ultimo week end in realtà, in alcune parti d’Italia sembrava già estate, ma io resto umile e mi accontento del clima mite che fa spuntare i primi germogli sulla Capitale e invita di nuovo a prendere la bicicletta chiusa in cantina ormai da troppo tempo. Ma il bel tempo, almeno a me, non toglie certo la voglia di tuffarsi in un bel romanzo e quindi ecco a voi una raffica di consigli di lettura, rigorosamente non richiesti, ma comunque spero utili.
Cominciamo col botto, come si suol dire in queste occasioni. Un romanzo fra i più belli letti in questi ultimi anni, una storia molto particolare, raccontata in modo ancora più particolare, La breve favolosa vita di Oscar Wao di Junot Diaz. Protagonista un immigrato domenicano ciccione, sfigato, molto nerd, appassionato di fantasy e fumetti. E attorno a lui gli altri componenti della sua famiglia, attuali e passati. La storia si svolge tra il New Jersey e la Repubblica Domenicana, quest’ultima descritta soprattutto nel corso del 900, lungo la feroce dittatura di Trujillo Molina. Romanzo divertente e romantico, pieno di citazioni fumettistiche e fantasy, raccontato in un linguaggio mezzo inglese e mezzo spagnolo, tipico degli immigrati dominicani, che solo in parte può essere reso dalla traduzione (ma sono molto accurate le note al margine). Si ride e ci si commuove, soprattutto ci si innamora di Oscar e dei suoi familiari.
Il secondo consiglio riguarda un classico romanzo da epopea americana, con i suoi miti, le sue legende e le sue grandi contraddizioni. Come il vento di Geraldine Brooks si svolge in due epoche differenti: la prima ambientata nel 1850 racconta le gesta di un cavallo eccezionale, capostipite di una razza di campioni, quando le corse erano ancora quasi agli albori ed i primi ippodromi erano luoghi di aggregazione per tutte le fasce sociali. L’altra linea narrativa è dei giorni nostri e si intreccia alla prima in modo sempre più profondo. Al di là della trama, bella, appassionante, travolgente, il messaggio che c’è dietro è purtroppo molto amaro e riguarda la situazione razziale, ancora irrisolta dopo oltre 150 anni di storia.
E di questioni razziali parla anche il terzo ed ultimo romanzo, Non dimenticare chi sei di Yaa Gyasi. A partire da uno sperduto villaggio dell’Africa nel 1700 circa, due donne e la loro discendenza vengono raccontate come gli anelli di un’unica catena di eventi, fino ai giorni nostri. Con qualche similitudine a Radici, il romanzo da una prospettiva diversa al tema schiavitù, coinvolgendo in modo diretto anche alcune popolazioni africane: la differenza di fondo quindi non è fra bianche e neri, ma fra sfruttati e sfruttatori. La lunga rincorsa alla ricerca di un’identità perduta diventa così in realtà la costruzione di un’identità nuova, che assume in sé le caratteristiche passate, di tutti coloro che ci hanno preceduti, ma che si apre anche ad un qualcosa di diverso, perché appunto la storia ama ripetere gli stessi percorsi, ma in modi sempre sorprendentemente nuovi.
Buona lettura a tutti!