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Il mio piede sinistro

Un episodio quest’estate mi ha fatto riflettere su quanto io sia davvero incapace. In senso letterale, non capace, inabile per tutto ciò che è manuale. A partire dallo scrivere con una grafia terribile, ai lavoretti che si fanno prima a scuola e poi dentro casa, come il piantare un chiodo o avvitare un bullone. Non parliamo di aggiustare o riparare la minima cosa. Non è arte mia. Colpa di mio padre, che pur avendo una calligrafia eccellente, non spiccava nei lavori domestici e quindi non mi ha fornito gli imput basilari per rendermi utile fra le quattro mura.

Da una parte è rassicurante fare questo genere di paragoni (se non era capace lui, perché dovrei esserlo io?), ma in realtà non è altro che una scusa come un’altra. Dai genitori impariamo tanto per quello che sanno fare e ci trasmettono, ma quasi altrettanto da quello che non sono in grado di fare. La spinta a migliorarsi può partire proprio dal non voler ripetere gli sbagli altrui.

Tra l’altro proprio su questa situazione debbo riconoscere di aver avuto un padre meraviglioso, che non ha mai cercato di camuffare le sue mancanze. Un uomo che conosceva le sue debolezze e i suoi difetti e che sapeva indicare come strade da non seguire. Al contrario ho sempre compatito i figli che si ritrovavano ad avere genitori monumenti, impervie montagne da scalare, esempi impossibili da replicare. Il padre da imitare è quello che non si pone come modello, che non è un traguardo da raggiungere, ma tutt’al più un trampolino da utilizzare per arrivare più su.

Ma come spesso mi capita, predico bene e razzolo demmè così e così. Come padre mi stupisco e mi inorgoglisco quando vedo i miei figli superarmi in qualcosa, quando li vedo fare cose che io non sarei mai in grado di fare, ma non so se ho la stessa umiltà e lungimiranza del mio caro papone, di riuscire a fare un passo indietro per farne fare uno in avanti a loro. Perché appunto, è bello il sole, ma a volte si impara di più quando c’è meno luce, perché il buio ti costringe ad aguzzare la vista.

D’altra parte, se davvero con la mani ho imparato giusto a fare i nodi ai lacci delle scarpe, con i piedi non me la cavo male, soprattutto quando si tratta di dare calci ad un pallone. Meglio il destro che il sinistro e così, con mio figlio piccolo insistevo ogni volta per fargli calciare la palla con tutti e due i piedi. Ora gioca molto meglio di me e soprattutto è ambidestro. E queste sì che so soddisfazioni!

Chi dice che il sole porti la felicità non ha mai giocato a pallone sotto la pioggia

2 thoughts on “Il mio piede sinistro

  1. I miei nonni sono stati gli ultimi uomini della famiglia a saper fare davvero di tutto, dal riparare braccialetti rotti a costruire scale in legno. Poi la manualità è passata direttamente a mio fratello, che ha poco più di 30 anni e ha un’innata capacità di aggiustare, costruire, riparare. Mio padre… Beh, più che cambiare una lampadina non credo abbia mai fatto. 😂

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