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Sempre a proposito di padri e figli

Cosa ci è lecito sperare, cosa vogliamo augurare, cosa possiamo aspettarci dai nostri figli? Che raggiungano i loro traguardi, che inseguano i loro sogni, che riconoscano quello che è meglio per loro. E non a caso ho ripetuto sempre il pronome “loro”: perché invece è molto facile (e dannoso) augurarsi, sperare, aspettarci che raggiungano o inseguano i nostri desideri. Piuttosto sarebbe meglio non sperare nulla, così da augurargli tutto.

Non siamo noi i piloti della loro vita, né i progettisti. Non possiamo decidere in quali acque andranno a navigare, al massimo quello che dovremmo saper fare è soffiargli il vento nelle vele. Non è necessario capirsi sempre, non è indispensabile pensarla allo stesso modo, non è essenziale avere le stesse opinioni, le stesse passioni, gli stessi gusti. Però dovremmo dimostragli con i fatti che in caso di burrasca saremo sempre i loro porti sicuri. E puntare su di loro, nella scommessa della vita, perché tanto sarà inevitabile che si perderà o si vincerà insieme. Cos’altro?

Ci sarebbe tanto da aggiungere o forse no. E allora per gli auguri al mio piccolo grande uomo, faccio miei le parole di un grande del passato, perché riassume mirabilmente il mio pensiero. Non essere mai meschino in nulla, non essere mai falso, non essere mai crudele. Io potrò sempre sperare in te. (Charles Dickens, David Copperfield)

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