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A proposito dello sci (ma anche dei vecchi amici)

L’altro giorno sono stato con mia figlia a sciare. Lo sci è come gli amici del liceo: puoi non vederti per anni, ma dopo qualche minuto, finiti i come stai/che fai/il lavoro/i figli, ti ritrovi a ricordare i vecchi fatti e a ridere per le stesse battute. Sulle piste da sci è lo stesso. Trent’anni fa, come oggi, scendo senza stile e con poca grazia, ma senza paura in qualsiasi pista. Certo, trent’anni fa non c’erano quelli sullo snowboard, ma d’altra parte si sa, con l’età qualche acciacco viene fuori (io infatti li acciaccherei molto volentieri).

Lo sci, come il rivedere i vecchi amici, riesce a farmi sentire leggero, libero di fluttuare, di scorrere sulle difficoltà. Mi mette nelle condizioni di valutare meglio le situazioni, di dare il giusto peso ai problemi, come fosse un tempo sospeso, una pausa alle preoccupazioni, una pit stop nel quale ricaricare le batterie.

Sugli sci riscopri la robustezza dell’aria di montagna, che ti entra nei polmoni a fare pulizia delle incrostazioni e delle meschinità che ti avvelenano le giornate. Quel freddo pungente che ti risveglia e ti dice ancora ce la fai, ancora è possibile. Per sciare bisogna vincere la paura, bisogna avere equilibrio, ma bisogna sapersi buttare. Bisogna bilanciare il peso, senza mai esagerare da una parte o dall’altra. Si può correre a per di fiato o si può scendere dolcemente, si può andare da soli, ma trovare qualcuno che abbia il tuo stesso passo è molto più bello. Bisogna stare ben saldi attaccati al terreno, ma con lo sguardo rivolto in avanti.

Soprattutto, le esperienze accumulate non si disperdono col tempo, ma fanno parte di noi: i successi, le cadute, quello che abbiamo faticosamente imparato, è il nostro bagaglio, siamo noi, è la nostra vita. Con dei benefici incidentali e accessori, ma non per questo meno graditi, come il ritrovarsi una leggera tintarella in pieno gennaio. Ma in effetti, non ci sentiamo esattamente così, quando rivediamo i nostri amici di sempre?

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