Gli Stati Uniti, dalla loro costituzione nel 1776, sono stati in guerra il 93% del tempo, 232 dei 249 anni della loro esistenza. Il periodo più lungo in cui non hanno partecipato a qualche guerra in giro per il mondo è stato il quinquennio tra il 1935 e il 1941, periodo di isolamento derivato dalla crisi economica da cui (per fortuna) uscirono nel 1941 dopo l’attacco di Perl Harbour.
E’ un dato sconvolgente, solo in parte. Al loro interno gli USA hanno compiuto il genocidio più sanguinoso della storia (tra i 60 e gli 80 milioni di nativi) e per sviluppare la loro economia hanno realizzato il più grande commercio di schiavi conosciuto. Certo, tutto questo cozza terribilmente con l’immagine della nazione paladina della libertà e della democrazia che libri, cinema, musica, teatro ci hanno raccontato per anni. Ma a ben pensarci quello che è successo la scorsa settimana alla Casa Bianca non può stupire più di tanto. Ovviamente non c’è nessuna volontà di pace nel comportamento di Trump. Zalensky era una figura utile per le strategie dei democratici, cambiata amministrazione cambiano gli obiettivi e gli americani andranno a portare la democrazia altrove. E la povera Ucraina dovrà sottostare alle condizioni imposte dai più forti, sia amici che nemici.
Da una parte però c’è un precedente illustre. Durante la guerra del Peloponneso tra Atene e Sparta, nel 416 a.C. gli ateniesi diedero un ultimatum agli abitanti dell’isola di Melo: prendere parte al conflitto come loro alleati o perire. Lo storico Tucidide ricostruisce il dialogo tra gli ateniesi e gli ambasciatori dei Melii per discutere un accordo. La difesa dei Melii, del loro diritto alla neutralità, si fonda su un criterio di giustizia condivisa; gli ateniesi negano invece il valore di qualunque regola o patto che non tenga conto della disparità di forze. “Noi non perderemo tempo con lunghe parole e belle frasi, pretendiamo invece che si proceda secondo la nostra convinzione: noi siamo convinti che il diritto è riconosciuto quando c’è una uguale necessità per le due parti, quando invece una delle parti è più forte fa quello che vuole e chi è più debole cede”.
Per questo sarebbe importante un’Europa forte ed unita, che tenga la barra dritta e continui a difendere la forza del diritto contro il diritto della forza, i principi, i valori, le idee di libertà e uguaglianza di tutti, non solo dei più forti. I principi della democrazia, che ripudia braccia tese, regimi liberticidi, politiche razziste e di sopraffazione, come ha ricordato anche Lech Walesa, eroe di Solidarnosc nel suo appello per l’Ucraina.
Il rifiuto degli abitanti di Melo darà luogo a una punizione esemplare da parte degli ateniesi, uno degli episodi più tragici della guerra: la distruzione della città, l’uccisione di tutti gli uomini e la deportazione come schiavi di donne e bambini. Ma se la storia insegna qualcosa, andrebbe tenuto a mente che l’esito finale della guerra del Peloponneso vide la sconfitta di Atene e l’inizio della sua decadenza come potenza politica.

Sono d’accordo con tutte le tue osservazioni e ti sono grata di aver ricordato l’episodio degli abitanti di Melo e Lech Walesa, che ha scritto quella grande lettera a Trump
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Discorso ineccepibile, ma un’Europa forte e unita la vedranno, forse, le generazioni future, molto future.
ml
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Non potrei essere più d’accordo. Speriamo che i nostri governanti abbiano buonsenso e soprattutto abbiano imparato qualcosa dalla storia. L’Europa resta comunque un esempio di civiltà. Auguriamo ai regimi tutti di cadere precipitosamente, come hanno fatto più volte nella storia.
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Purtroppo l’Europa per farsi valere e contare a livello mondiale, si sta riunendo intorno al progetto di riarmo; speriamo vinca la diplomazia
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Se fa solo riarmo é inutile, anzi dannoso, ma spero non sia solo quello
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Stiamo vivendo momenti cruciali. Si sta definendo un nuovo ordine mondiale e noi europei dovremmo fare la nostra parte.
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