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Montesacro 66, tutto cominciava

Si dice sempre che una grande città come Roma sia molto dispersiva e spersonalizzante. E’ parzialmente vero: la grande città è fatta di piccole realtà, che a volte somigliano molto ad un Paese. Dove tutti conoscono tutti o almeno conoscono qualcuno che conosce qualsiasi altro. Sul web si parla dei 5 gradi di separazione che riuscirebbero a mettere in contatto il mondo intero: in un quartiere come Montesacro il grado di separazione è prossimo allo zero.

E così quando viene a mancare qualcuno, scopri una rete di relazioni invisibili che riunisce insieme persone, storie di vita, ricordi, che non avresti mai pensato fossero collegati fra loro. Ma invece è così. Tutto è interconnesso, facciamo parte di una realtà di rapporti di amicizia, legami di parentela, intrecci involontari che costituiscono un tessuto uniforme. Come fossimo api di un unico alveare siamo figli di una stessa storia, abbiamo ricordi comuni di fatti e situazioni, che magari abbiamo vissuto separatamente e che su ognuno di noi hanno avuto effetti differenti, ma quelli sono!

All’interno di questa meravigliosa tela ognuno di noi ha un posto, come pezzi di un unico puzzle, che si incastrano armonicamente tra loro. Ogni pezzetto con la sua storia, che però è la stessa di quella del pezzo vicino, magari declinata in maniera solo leggermente differente. Ognuno con il suo posto, ognuno con la sua importanza, ognuno interconnesso agli altri. E in quest’ottica non ce n’è uno più importante degli altri e allo stesso modo non si può fare a meno di nessuno, perché senza anche un singolo pezzo ci sarebbe un posto vuoto.

Una tela fatta di persone che ci sono oggi, ma anche di persone che non ci sono più. Che in realtà però ci sono ancora. Non potremo più incontrarle per le strade del quartiere, ma saranno lo stesso con noi, continueranno a far parte della nostra storia, con il loro posto ben definito.

14 thoughts on “Montesacro 66, tutto cominciava

  1. Hai ragione. La mia teoria strampalata è che più è grande il quartiere e meno gradi di separazione ci sono. Vale in tutte le città. Nei quartieri piccoli, chissà perché non si conosce nessuno, altrimenti non sarebbe un quartiere piccolo e negli anni sarebbe cresciuto.

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  2. Non saprei. Già la definizione di quartiere è ambigua: certamente, nel caso di Roma, non coincide con i Municipi che sono organi istituzionali e hanno un territorio riconosciuto ufficialmente. Il 3 Municipio ha 200 mila abitanti, è la decima città d’Italia, ma al suo interno ci sono realtà assolutamente eterogenee, che hanno davvero poco in comune

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