L’ammore, quello con la A maiuscola e tante “m”. E’ un po’ che non ve li sfrancico con questo tema. Ma non temete, non è un post solluccheroso: non vi si carieranno i denti leggendolo (ammesso e non concesso che qualcuno ancora legga quello che scrivo). L’occasione me la dà la mia amica Ragazza col tacco 12 con un post che ha toccato le corde della mia innata minchioneria propensione a far finta di essere serio scrivendo facezie o ad essere volutamente superficiale affrontando temi seri (scegliete voi).
Il tema è: perché non ci sono più quelle belle storie d’amore di una volta? Perché la gente si prende e si lascia con la stessa velocità con cui cambia taglio di capelli? Perché ci sono più separazioni che matrimoni? Perché sempre più persone si ritrovano single loro malgrado?
E’ chiaro che se pensate di trovare una qualche risposta vagamente ragionevole a questi quesiti in un blog avete seri problemi di alcol, oppure soffrite di insonnia. Oppure tutte e due. Certo, se dovessi partire dalla mia esperienza personale (non personale di persona, come direbbe il Catarella di Montalbano), quella della storia della mia famiglia, costellata di unioni imperiture, di figli come se non ci fosse un domani (solo dalla parte di mia madre siamo 26 cugini), debbo riconoscere una lapalissiana verità. Sapete perché sono durati questi matrimoni? Certo, perché le persone si amavano, non lo metto in dubbio, ma soprattutto perché la componente femminile aveva una pazienza infinita, una propensione al sacrificio, una tensione alla famiglia come istituzione, che non può avere paralleli attuali. E giustamente, aggiungo io.
Stare insieme una vita e per di più essere anche felici è una cosa complicatissima, che forse va veramente al di là delle possibilità umane, per quelle che sono oggi le possibilità. Nel senso che – per fortuna – oggi c’è una mare di opportunità, di possibilità, di alternative, che nel momento in cui qualcosa non va, la realtà non collima più con i sogni, i figli crescono e le mamme imbiancano, ai papà gli cresce la pancia e gli cascano i capelli, perché non si dovrebbe cogliere queste alternative?
Parliamoci chiaro, le generazioni che ci hanno precedute, ma insisto, soprattutto la componente femminile di queste generazioni, quante vere alternative avevano? Grazie che le unioni duravano e i matrimoni erano indissolubili! Quante possibilità di scelta, concretamente realizzabili, socialmente accettabili, economicamente sostenibili, c’erano? Che fare dunque? Arrendersi all’ineluttabile evoluzione dei rapporti fra i sessi? Abbandonare definitivamente l’idea che due persone stiano insieme tutta una vita? Seguire la bella e brava Enrica con il suo motto L’amore prima o poi arriva (e ti incula)?
A questo punto ritiro fuori la storia del perché e del nonostante, che già mi avete sentito in varie occasioni. Ma sono convinto che le storie possano durare solo se oltre ai motivi, oltre ai “perché” si sta insieme, si accettano anche i “nonostante”. E si accettano fino in fondo, perché è vero che si cambia e si cerca di cambiare insieme, modellandosi a vicenda giorno per giorno: ma in questa evoluzione non è detto che tutto fili verso il meglio e si vada verso il migliore dei mondi possibili. Anzi (da quando ti sono cresciuti quei peli nelle orecchie? Com’è che ora russi come una locomotiva in corsa?)! Per questo ci si sceglie e ci si continua a scegliere “perché” e “nonostante”.
Le storie che durano infatti sono quelle frutto di scelte, magari precarie, forse incerte, a volte instabili, coscientemente provvisorie, forti nella loro debolezza o se preferite deboli nella loro forza, che ogni giorno, ogni santo giorno, vengono rifatte, vengono rimesse in discussione. Senza dare nulla per scontato, senza pensare che, siccome funzionava ieri “deve” funzionare anche oggi e poi domani.
E’ faticoso, certo. Ma grandi alternative non ne vedo. Anzi no, un’alternativa c’è. Ma la lascio come omaggio alle nostre pazienti e amorevoli compagne di vita.
