E’ qualche tempo che non ritiro su questa rubrichetta dedicata ai lettori ermeneutici. Stavolta faccio un uso privato di mezzo privato, perché l’autore è un caro amico, ma il libro in questione vale davvero la pena e quindi rientra a pieno titolo nei mie consigli di lettura (sempre rigorosamente non richiesti!)
Non è un romanzo, non è una biografia, non è un libro di ricordi, non è un libro d’amore, né di politica eppure è tutte queste cose insieme. Salvatore è stato un dirigente di primissimo piano di Poste Italiane, ricoprendo ruoli di responsabilità all’interno dell’azienda. Nel campo della logistica, ma non solo, è stato uno dei principali protagonisti degli ultimi trent’anni, che hanno visto il passaggio di Poste da ente ministeriale a SPA.
Una trasformazione profonda, che ha comportato scelte strategiche drastiche, molto innovative e che, senza snaturarne la storia di vicinanza con la gente ed il territorio, l’ha resa capace di interpretare le nuove esigenze della società. Salvatore ne è stato uno degli artefici principali e nel suo libro ripercorre i passaggi più importanti, calandoli nella realtà più ampia dell’Italia di questi ultimi anni, comprese le lotte sindacali ed il quadro politico in continuo cambiamento.
Ma come scrivevo prima, il libro è tante cose insieme e soprattutto è la storia del grande amore fra Salvatore e Anna Maria, la Annuccia del titolo. Un amore nato all’interno dell’azienda (e come poteva essere altrimenti?), anche se tenuto rigorosamente separato da tutto il resto. Forse è sempre per questa volontà di preservarlo che l’autore ha scelto uno pseudonimo invece del suo nome vero.
E’ un libro di grandi slanci, assolutamente in linea con il carattere del suo autore. Non vi svelo altro. Chi ha fatto parte di questa storia non potrà non leggerlo con passione. Tutti gli altri lo apprezzeranno ugualmente, per la sua umanità e per la visione che custodisce dentro.
