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Paola, Giorgia e tutte le altre

E così sono andato anche io a vedere “E c’è ancora domani”. Bello, mi è piaciuto molto. Non sono e non voglio spacciarmi per un esperto di cinema, non so giudicare se sia davvero un omaggio al neorealismo, se la regia della Cortellesi sia stata eccellente o solo buona, ma sicuramente posso dire che è un gran bel film. Con una storia che ti prende, con un linguaggio che pur nella pesantezza dei temi riesce ad alleggerire l’atmosfera, con quel tocco di surreale che non guasta e soprattutto con un colpo di scena finale davvero ben riuscito. E mi fermo qui, perché non voglio spoilerare la trama per quei pochi che ancora non l’hanno visto. Ma andateci, perché ne vale la pena. Brava Paola! Mi piacevi prima e mi piaci ancora di più adesso.

Detto questo però la visione del film mi suggerisce alcuni pensieri di cui non riuscirei a fare una classifica dovessi dire quale sia quello più sconcertante. Ve li elenco senza ordine, miei cari viaggiatori ermeneutici, metteteli voi in fila come vi sembra più idoneo, rispondendo ad una semplice domanda: cosa vi sembra più stupefacente? Che meno di cent’anni fa le nostre nonne dovevano subire quello che viene così delicatamente, ma allo stesso tempo, crudelmente raccontato nel film? Che fino a 40 anni fa, con il delitto d’onore, uccidere la moglie adultera comportava una pena da 3 a 7 anni? Che ancora oggi in parecchie realtà, se la donna non sottostà ai voleri e agli umori del partner, rischia la vita (solo nel 2023 oltre novanta vittime)? Che ci sia una differenza così marcata fra le retribuzioni medie delle donne e degli uomini? Che nelle posizioni apicali delle aziende la percentuale femminile è sempre vicina allo zero? Che fare carriera significa quasi automaticamente rinunciare alla famiglia? O che l’unica donna che contraddice tutto quello che abbiamo detto sopra sia Giorgia Meloni?

Di Giorgia Meloni non condivido nulla. Non un pensiero, non un’idea, non un atteggiamento. Niente. Nè quando era all’opposizione, tantomeno oggi che ha l’incarico di governo. Ma in ottant’anni di storia repubblicana è l’unica donna ad essere diventata capo del governo. E proprio alla luce di quelle domande (che poi in realtà sono affermazioni incontrovertibili), non possiamo non essere contenti di lei. Ne seguiranno altre, probabilmente (o almeno io me lo auguro) migliori di lei, perché non è automatico che una donna sia migliore di un uomo. Non è automatico, ma forse, per certi versi sì. Perché sono abbastanza sicuro che se a capo di Russia e Ucraina o di Israele e di Hamas ci fossero state delle donne non staremmo dove siamo. Persino delle donne dello spessore politico della nostra Giorgia. Davvero quindi dobbiamo sperare che non sia troppo tardi e che ci sia ancora domani.