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La questione è chiara. O no?

A volte ancora riesco a stupirmi. Che di per sè non è male, perché significa che ancora si può rimanere sorpresi, ci si imbatte in qualcosa di insolito. Non abbiamo visto o sentito tutto, esiste qualcosa di nuovo. In questa vicenda della Ferragni però, quello che mi stupisce è lo stupore delle persone. Ma davvero pensavate che la Ferragni sponsorizzasse panettoni, pandori o uova di pasqua per fare beneficienza? Sul serio avete creduto di fare voi beneficienza comprando quei prodotti? Siete rimasti realmente scioccati nel sapere che dietro tutto questo la suddetta Ferragni ci guadavagna un sacco di soldi? Forse allora è arrivato il momento di svelarvi che la fatina dei denti era vostra madre! O che Zukenberg se ne sbatte dei vostri divieti di utilizzare le foto che pubblicate su facebook!

Battute a parte, da sempre chi sbandiera la beneficienza che fa, per me si è già autodefinito. Fedez e la Ferragni hanno fatto della loro vita una vetrina, più o meno assortita, di cose da esporre per metterle in vendita, ma è insisto nei loro personaggi. Mi auguro, ma soprattutto gli auguro, che dietro il marchio Ferragnez, Chiara e Federico siano persone autentiche, che magari fanno anche buone cose (perché no, anche beneficienza), ma appunto, al di fuori dei personaggi che si sono costruiti.

Distinguere le persone dai personaggi non è facile ed anzi l’identificazione diventa quasi automatica, ma forse, come tutte le cose scontate non è veritiera, è una riduzione di complessità che non rende giustizia della vera natura delle cose o in questo caso delle persone. Certo, poi ti viene il dubbio: nell’ultima intervista chi avrà chiesto scusa, la persona Chiara o il personaggio Ferragni? Ma soprattutto, cambia realmente qualcosa? I Ferragnez sono una moneta da tre euro e tornando allo stupore iniziale, la cosa più stupefecente è che sia una moneta di valore, con la quale hanno costruito una vera fortuna. Se il prezzo da pagare per questo è aver nascosto, cancellato, definitivamente screditato la Chiara e il Federico che ci sono dietro, in fondo la responsabilità è solo ed esclusivamente loro.

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La privacy è bella ma non ci vivrei

Diciamolo chiaramente: la privacy è fondamentale. Peccato che non esiste più. Tutti noi, più o meno consapevolmente, più o meno deliberatamente, abbiamo deciso di farne a meno di fronte alle comodità che la tecnologia moderna ci offre. Gli esperti dicono che con 5 like Facebook è in grado di sapere i nostri gusti. Con 10 è probabile che sappia il nostro orientamento sessuale e le nostre simpatie politiche. Con 20 like ci conosce come un parente o un amico di infanzia. Con 50 like ci conosce meglio di noi stessi ed è in grado di prevedere e quindi influenzare i nostri desideri in fatto di acquisti e non solo.

Lasciamo stare Facebook. Avete idea di quante cose conosce di noi Google attraverso le ricerche che facciamo in rete? O vogliamo parlare di Amazon, che sapendo lo storico dei nostri acquisti, riesce ad indicarci esattamente il libro o il cd (per quanto mi riguarda) che vogliamo, prima ancora che noi stessi sappiamo di volere. La storia di Cambridge Analitica (se ne volete sapere di più, leggete qui) ci dice che la combinazione delle informazioni in possesso dei colossi dell’informatica, i cosiddetti OTT (Over The Top) è in grado, non solo di prevedere, ma anche di influenzare le scelte politiche di buona parte dei un elettorato medio.

Volete un altro elemento interessante? Nel vostro telefonino c’è google maps. Utilissimo per trovare la strada migliore per arrivare in un determinato posto. Se però cliccate su “spostamenti” e navigate indietro, vi accorgete che, probabilmente a vostra insaputa, il vostro cellulare (quindi nel mio caso il sistema Android, oltre che Google) ha registrato fedelmente i nostri spostamenti giorno per giorno e quindi potrebbe dirci, per esempio, che l’anno scorso oggi, io dalle 10 e 49 alle 11 e 17 ero andato al club Nomentano, poi avevo guidato per 11 minuti, percorrendo 2,6 km ed ero tornato a casa.

Quindi, se ci sta a cuore davvero la privacy, non solo non dovremmo scaricare le app, ma non dovremmo proprio avere un cellulare. Non dovremmo avere un profilo sui social, nè fare acquisti online. Anzi, non dovremmo proprio navigare in internet. Se facciamo una sola di queste cose, abbiamo già implicitamente abbandonato l’idea di avere una riservatezza su di noi e sulle nostre scelte.

La cosa consolatoria è che nessuna Superpotenza mondiale, nessuna CIA, FBI, KGB, Spectre è realmente interessata singolarmente ad ognuno di noi. Siamo semplicemente un numero ed una merce. Non possiamo fare quasi nulla contro questo stato di cose. L’importante è esserne consapevoli e comportarsi di conseguenza.

Quindi se siete fra quelli che non ha scaricato Immuni, perché altrimenti quei cattivoni del governo chissà cosa venivano a sapere di voi, rasserenatevi: se volessero ne saprebbero già abbastanza. E già che ci siamo, penso siate pronti a scoprire un’altra verità: la fatina dei denti erano mamma e papà.