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Le spinte gentili e l’importanza di fare centro

In mezzo al traffico del lunedì mattina, ascoltavo per radio l’importanza dei cosiddetti “Nudge”, che potremmo tradurre in italiano come “spinte gentili”. Interventi che tendono a cambiare il comportamento delle persone per migliorare il loro benessere o il benessere sociale senza alterare le loro opzioni di scelta. I nudge nascono dalla constatazione che, sebbene razionalmente dovremmo scegliere l’opzione preferita tra quelle disponibili, in realtà le nostre decisioni sono spesso frutto di pulsioni emotive e altri fattori che ci allontanano dalla scelta migliore.

Perdere peso, smettere di fumare, fare sport o utilizzare i mezzi pubblici. Tutti buoni propositi che si scontrano poi con la realtà delle nostre pigrizie o cattive abitudini. Purtroppo o per fortuna siamo esseri sociali, influenzabili nel bene come nel male. i Nudge sono spinte positive che i decisori possono mettere in campo per aiutarci a fare e farci del bene. Sfruttando ad esempio la nostra stessa pigrizia, il tendere a non cambiare le situazioni di fatto. Oltre l’80% delle persone si dichiara favorevole alla donazione di organi: ma quando viene chiesto di effettuare la scelta per diventare donatori la percentuale precipita. In alcuni Paesi la “spinta gentile” è stata fatta invertendo il corso delle cose, per cui bisogna scegliere esplicitamente di non essere donatori.

Ma ci sono molti esempi di questo tipo di influenze. Ad esempio sfruttando l’emulazione con gli altri, inserendo premi in base ai risultati, ma anche l’innato spirito di competizione. In quest’ambito raccontavano un classico esempio di spinta gentile messo in campo nell’areoporto di Amsterdam. I responsabili hanno fatto applicare delle decalcomanie negli orinatoi maschili con l’immagine di una mosca. La pulizia dei bagni è aumentata di oltre l’80% perché noi maschietti abbiamo in automatico la tendenza a “prendere la mira”.

Però mi chiedo, possibile che serva un bersaglio? Non ci arriviamo da soli che bisognerebbe fare la pipì dentro? Ma in generale, la vera domanda è, possibile che siamo così stupidi? O peggio, possibile che basta così poco per manipolarci? In ogni caso, se avete in casa la stessa difficoltà, niente paura. Su Amazon con 6,95 almeno per un po’ risolvete il problema!

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Già che sei in piedi, lavi anche la frutta? Ovvero, fenomenologia dell’orgoglione

Può succedere a volte che ci si senta pieni di entusiasmo e di voglia di fare. Sono fasi transitorie, a volte basta il tempo del passaggio di una nuvola, conti fino a dieci e volano via. A volte però questa voglia si fa inspiegabilmente ed irrazionalmente insistente. Diventa quasi un bisogno fisico. Come una specie di irrefrenabile prurito, la voglia di fare prende il sopravvento. E tu non puoi non seguirla.

Può capitare che questa voglia si mascheri sotto mentite spoglie come un qualcosa di conveniente. Pensi che sia una buona idea e ti lanci. La professoressa chiede chi vuole farsi interrogare e tu alzi la mano, convinto di essere preparatissimo. In ufficio il capo chiede chi vuole coprire il turno della sera e tu ti fai avanti sperando così di fare carriera. Pensi ad un tornaconto. Vuoi fare bella impressione.

Altre volte invece la maschera che assume è quella dell’alto ideale. Vuoi dare di te un’idea diversa. Vuoi fare l’eroe, partire volontario al fronte contro il nemico, vuoi dimostrare, prima di tutto a te stesso, che non sei lì a fare calcoli di piccolo cabotaggio, che non hai paura di esporti, di metterti davanti agli altri, faccia a faccia con le difficoltà. O forse vuoi fare colpo con quella del primo banco (la più carina, la più cretina, cretino tu…). Ecco, aveva ragione Venditti! Cretino tu!

Ma chi te lo fa fare! Ma cosa vai a pensare! Tanto quella lì, non te la dà lo stesso. E poi lo sai che succede? Quando dai un dito ti prendono un braccio. Quando per una volta ti rendi disponibile, la prossima la daranno per scontata. Ma soprattutto, quando hai fatto trenta ti chiederanno trentuno. Ci sarà sempre un uno in più da fare.

Ecco perché non devi pensare alle conseguenze. Vuoi fare una cosa? Falla. Ma senza pensare a nulla in cambio. E non ti credere che qualcuno ti dirà bravo. Anzi! Sarà praticamente certo che supererai quel labile confine che c’è fra il buono e l’ingenuo, fra il disponibile e il cojone. Almeno sii un cojone consapevole di quello che fa, anzi orgoglioso di quello che fa. Un orgoglione.

E se per caso, in mezzo alla cena ti alzi da tavola per prendere l’acqua, sta tranquillo che qualcuno, mentre stai per sederti nuovamente, dirà con finta nonchalance “già che sei in piedi, perché non lavi anche la frutta?