E come il fuoco diventa cenere e l’acciaio diventa ruggine, noi diventiamo saggi, ma poi non così saggi. (C. Bukowsky)
Da dove viene questa tendenza a non voler esprimere un giudizio definitivo in molti ambiti della vita? Mi racconto che in fondo la sospensione del giudizio, il socratico sapere di non sapere, è segno di saggezza, ma so benissimo che è una mezza verità. Se non altro perché mi ricordo bene che fino a qualche tempo fa non era così.
Mantengo dei punti fermi inossidabili: idee, convinzioni, persone che sono dei veri e proprio punti cardinali su cui ho sempre orientato le mie scelte, ma a differenza di un tempo, mi ritrovo sempre più spesso in altre situazioni in cui non mi sento di prendere posizione. Paura di sbagliare? Neanche per sogno. Ci sono cose che mi spaventano, ma forse sono troppo presuntuoso per aver paura di sbagliare. Piuttosto per la consapevolezza che raramente ci si trova davanti una soluzione univoca. Per la sensazione, sempre più forte, che molto spesso c’è un altro punto di vista, un’altra prospettiva che getta una luce diversa sulle situazioni, che mina le sicurezze e apre possibilità alternative, a volte diametralmente opposte a quelle che avremmo dato per scontate.
Soprattutto sulle persone mi viene sempre più naturale sospendere il giudizio perché ogni giorno di più scopro la ricchezza delle sfaccettature che ci portiamo dentro. Perché ogni giudizio è una riduzione di complessità, necessaria, ma allo stesso tempo arbitraria. Mamma diceva che per imparare a conoscere qualcuno ci dovevi aver mangiato insieme almeno un chilo di sale fino. Pensavo fosse una esagerazione, ma forse non è così.
Una volta che impari a sospendere il giudizio potresti essere vittima della diffidenza: non saper esprimere un’opinione definitiva sulle situazioni o sulle persone potrebbe portarti a dubitare di tutti, a non poterti più fidare realmente di nessuno. Invece, esattamente al contrario, può aiutarti a diventare più tollerante, meno esigente. Più curioso per cercare la luce anche dove sembra esserci solo buio, meno rigido per abbassarsi a raccogliere anche i piccoli pezzi che andrebbero perduti. Ma soprattutto più indulgente. Sia con gli altri, sia, perché no, con se stessi.
Eh sì. Mi sa che sto invecchiando.