Le mie 10 convinzioni

Effettivamente non sono poi molte le cose su cui possiamo essere certi.  Che la fila che ho scelto sarà quella più lenta, che la colpa è dell’arbitro e che il chiodo di garofano del ragù finirà nel mio piatto. Poche, ma abbastanza certe. E da questi dati di fatto ripetuti nel tempo che uno trae delle opinioni che poi si rafforzano. E da opinioni  diventano convinzioni, che pian piano prendono vita propria, diventano quasi autonome dalla realtà e anzi ci aiutano ad interpretarla. Non è detto che siano convinzioni scritte sul marmo. Però fino ad oggi, per questi primi 47 anni e spicci, queste 10 hanno funzionato. Domani chissà. Non mi innamoro delle mie idee e come scrivevo l’altro giorno, riconosco di non essere la persona più coerente di questo mondo, quindi magari tra un anno questo post lo scriverei in modo differente. Ma poi soprattutto…smetto quando voglio!

L’essere convinto che ogni volta bisogna chiedersi, “ma ne vale davvero la pena?”. Che poi dicono, se te lo chiedi è perché sai la risposta, ma siccome non ti piace, allora ti ripeti la domanda. Come se il ripetere la domanda riuscisse a far cambiare la risposta. Io in effetti me lo chiedo spesso: sia quando so che è così e devo insistere, sia quando so che invece sarebbe meglio evitare. Mi serve a capire a che punto sono, un po’ come quando ci si ferma per vedere quanto manca ad un determinato traguardo.

L’essere convinto che, comunque, in ogni caso…ma sì, dai! Altrimenti detto ottimismo della volontà. Non so bene come, non so neanche perché: la fortuna, lo stellone, il destino, la Provvidenza, i casi della vita. Ad ogni modo, se dovessi scommettere un euro, certamente lo scommetterei sempre sula fatto che sì, ce la faremo.

L’essere convinto che in effetti…ma anche no! Altrimenti detto pessimismo della ragione. Perché invece, se mi fermo a ragionare, allora no. Certo che no. Moriremo tutti. Anche perché il cielo prima o poi ci cadrà in testa. E su questo non ci piove (e se dovesse piovere, senza dubbio avremmo dimenticato l’ombrello).

L’essere convinto che tutti possano cambiare. Ma certo! chi vuoi che non impari dai proprio errori! Chi vuoi che persista sempre a fare i soliti sbagli? Come fai a pensare che le esperienze accumulate non servano a migliorarci, a progredire, a renderci più forti, più saggi, più maturi, più attenti a quello che succede intorno a noi? Ovviamente, se ci riescono gli altri, perché non dovrei farcela io? Se tutti gli altri si fanno furbi, che solo io rimango l’unico cojone? (ecco, questa forse è la convinzione di cui sono meno convinto!)

L’essere convinto che le vere soddisfazioni siano quelle che non si vedono. Quelle che non hanno prezzo, che non possono essere misurate. Quelle che magari nessuno coglie o che solo pochi sanno vedere. Quelle che non valgono nulla, che non ti portano in tasca una lira (ops, so antico!), quelle fatte tanto per fare, ma che proprio per questo hanno un gusto unico e un profumo inebriante.

L’essere convinto che “meglio rimorsi che rimpianti“. perché sempre meglio aver fatto una cosa in più che una cosa in meno. Sempre meglio rimproverarsi di aver fatto troppo che troppo poco. Meglio averci provato, aver fatto un disastro, piuttosto che  rinunciare. Meglio morire per coraggio, che per paura.

L’essere convinto che si possa scherzare su qualsiasi cosa. Non ci sono limiti, né tabù. E questo non perché la vita non sia una cosa seria. Al contrario. Ma per prendere la vita sul serio, bisogna imparare a riderne. Corollario di questa cosa è il fatto che non si possa essere permalosi. O almeno, certo che si può, sono circondato da persone permalose. Le capisco pure, ma non c’è nulla di più lontano dal mio modo di pensare.

Collegato a quello appena detto, l’essere convinto che bisogna, ascoltare tutti, ma decidere con la propria testa. Forse per questo non riesco ad essere permaloso. Non riesco a prendermela veramente per i giudizi altrui, perché poi, alla fine della fiera, quel che conta è quello che penso io. Il giudizio altrui, nel bene o nel male, va tenuto in considerazione, ma non può avere la parola definitiva.

L’essere convinto che “non m’annoio, io no che non m’annoio, non m’annoio“. In effetti la noia è una sensazione che mi è abbastanza estranea. Sarà che in fin dei conti amo stare in compagnia, ma comunque sto bene anche da solo. Sarà che c’è sempre qualche cosa da leggere (e da scrivere), qualche canzone da ascoltare, qualche vino da assaggiare. No, non c’ho tempo per annoiarmi. Resta semmai la paura di annoiare gli altri. Ma quello è un altro discorso.

L’essere convinto che “anche in una società più decente di questa, mi ritroverò sempre con una minoranza di persone” (cit). Ho molta fiducia nelle persone, tendo istintivamente a fidarmi e a pensare nell’altrui buona fede. Ma solamente nelle singole persone, perché invece qualsiasi tipo di maggioranza mi spaventa. O meglio, più che mi spaventa, mi rende estraneo. Per questo chiudo con questa immagine, che mi sembra sintetizzi bene il motivo di quest’ultima affermazione.

 

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13 thoughts on “Le mie 10 convinzioni

  1. Bè, mi ci ritrovo, sai. A parte per la noia. Di noia mi ci ammazzo proprio. Ma non è un fatto dovuto all’ozio, è più una noia dell’esistere, temo.

  2. Ebbene sì. Ma ti ripeto, è più un fattore caratteriale. Forse i cento interessi li ho proprio per placare ‘sta fame. Considera, posso leggere per due ore, chiudere il libro e un minuto dopo pensare “ma che palle, ora che faccio?”

  3. Ebbene sì. Ma ti ripeto, è più un fattore caratteriale. Forse, i cento interessi, li ho proprio per placare ‘sta fame. Considera, posso leggere per due ore, chiudere il libro e un minuto dopo pensare “ma che palle, ora che faccio?”

  4. Ahahah touché.
    Ma funziono così anche con le persone, sai? Mi annoiano. A parte qualche eccezione, ovvio, che poi sono quelle che restano.

  5. Io a questa storia della minoranza di persone prima ci credevo tanto. Il guaio sai qual’è? Quando quella idea minoritaria che contraddistingue quella minoranza comincia a farsi breccia. Non lo so perchè… ma sento il bisogno di allontanarmici un po’…

  6. Ma assolutamente sì! Io stento ad andare d’accordo con me stesso, figuriamoci con una minoranza orgogliosa e coesa! Quasi peggio delle maggioranze silenziose e sfilacciate

  7. Sono sempre ricchi di spunti e riflessioni interessanti i tuoi post, in questo si distinguono dalla maggior parte di ciò che si legge qui su wordpress. Mi piace come ti poni nell’elencare le tue “convinzioni”, la consapevolezza che forse muteranno col tempo, mi piace la tua umiltà di pensiero.
    Ho trovato accattivante, poi, la parte riguardante la noia: mi ha messo di buon umore! 🙂

    G.

    P.S. pienamente d’accordo con l’ultima affermazione

  8. Mi è stato d’aiuto leggere la tua riflessione proprio in questo momento, in una serata nella quale non ho fatto altro che chiedermi “ne vale la pena?” “meglio provarci e magari fallire oppure non provarci affatto con il rimpianto di non sapere come sarebbe potuta andare?”.
    Credo di avere le idee un pò più chiare adesso.
    🙂

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