Il bellissimo articolo della mia amica Jò, https://pindaricamente.wordpress.com/2017/06/12/dissolvenza-in-nero/ mi ha riportato alla mente un’analoga vicenda di qualche anno fa. Purtroppo la storia si ripete. Tragicamente. E oggi come allora non ho risposte alle mille domande che mi passano per la mente. Ma oggi come allora mi sembra di un valore assoluto ed inimitabile la testimonianza di Chiara. Anzi, speriamo invece imitabile. Perché la sventurata mamma di oggi avrà assolutamente bisogno di una persona vicino che riesca a proteggerla e a sostenerla al di là di ogni giudizio, così come fece appunto Chiara.
“A me pare giusto segnalare che solo l’universo femminile riserva ancora sentimenti così sorprendenti”.
Se vi capita recuperate l’articolo di Merlo su Repubblica di ieri (ma anche suwww.francescomerlo.it) che metteva in parallelo questa mamma di Teramo con la moglie di Strauss Khan, nel loro amore, per molti aspetti inspiegabile, nei confronti dei rispettivi sciagurati mariti.
Lascio stare la vicenda del vecchio satiro (ne avrei di cose da dire, ma viste anche le vicende italiche, l’argomento oramai mi sembra inflazionato) e mi concentro sull’altra storia.
C’è qualcosa di innaturale in un genitore che sopravvive al proprio figlio. Qualcosa di profondamente ingiusto e difficilmente accettabile. Quando poi è il genitore la causa (diretta o meno) della morte del figlio, il discorso si fa ancora più difficile.
Un figlio è un pezzo di te, è la tua linea della vita che prosegue oltre il tuo tempo, oltre te stesso. Forse proprio…
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Non ricordavo questa storia, sai?
Forse perché queste storie così drammatiche si assomigliano tutte.
E parlano di un dolore che non assomiglia a nessun altro dolore.
Grazie di avermela fatta leggere e grazie per la citazione. 🙏😘