“Il gioco è un invito rivolto a un altro soggetto, che liberamente sceglie se accoglierlo o rifiutarlo; un volta stabilita la relazione, l’identità di ogni partecipante è messa in discussione: il soggetto si abbandona, si perde e può ritrovarsi unicamente interagendo con gli altri.”
Quello che scrive il mio amico Redbavon sul gioco, potrebbe essere replicato per le relazioni amorose. Quando ti innamori di un’altra persona la scegli, lei su un milione e speri che a sua volta lei ti scelga. Per attrazione, per stima, per affetto, perché hai dei valori condivisi, delle prospettive simili, degli obiettivi comuni. Anche solo per affinità. E quando scatta questa scintilla reciproca ci si abbandona alla relazione, si perdono le rispettive identità per costruirne insieme una nuova che valga per entrambi.
Ma quanto siamo disposti a perdere del nostro per creare insieme all’altro qualcosa di nuovo? Quanto possiamo venire incontro alle esigenze altrui, mettendo da parte le nostre? Quanto vogliamo persino rinnegare vecchie scelte, convinzioni ataviche, pur di stabilire questa nuova identità? “La donna sposa l’uomo sperando che cambi. E invece l’uomo non cambia. L’uomo sposa la donna sperando che non cambi. E invece cambia“. Così scriveva il compianto Luigi De Filippo e non aveva molti torti.
Perché va bene il venirsi incontro, va bene rimettersi in discussione, ma in fin dei conti, se davvero ti sei scelto fra un milione e sei stato scelto tra un milione, questa scelta era fatta sulla base di quel che eri, non di quello che potevi diventare dopo. Altrimenti il rischio è che un giorno ci potremmo guardare allo specchio e non riconoscerci più.
Vale sicuramente nelle relazioni fra persone. O almeno, fra persone adulte. Certo, per i bambini non vale.
Prima di tutto ti ringrazio della citazione. La bellezza della blogosfera è questa opportunità di contaminarsi, di scambio, di cogliere uno spunto. In effetti, sebbene estratta da un con-testo diverso, come incipit la trovo adatta al tuo tema.
Cito: “questa scelta era fatta sulla base di quel che eri, non di quello che potevi diventare dopo.”. Concordo e a volte la pronuncio nelle discussioni con mia moglie.
Aggiungo i miei due centesimi.
La reciproca scelta iniziale è importante: costruisci su una base scricchiolante e, prima o poi, ciò che hai costruito sopra, viene giù. E rischia di schiantare anche ciò che c’è intorno. Dipende dalla “botta” che fa.
Più importante della scelta iniziale è il sapere cambiare insieme. Si cambia con gli anni, sebbene lo spirito, l’animus o quel quid che rende l’individuo unico come percezione di se stesso, rimanga per lo più immutato. Cambiano le esigenze, cambiano le situazioni.
Una volta che si è scelti, occorre continuare a scegliersi. E non è che venga naturale come la volta del primo bacio, è un impegno, faticoso, estenuante, a tratti conflittuale. Ma l’obiettivo deve essere uno: essere in due, essere insieme, continuare il proprio progetto di vita insieme.
PS: ai due, può capitare che si aggiungano altri. A quel punto, le cose si complicano…
ma e’ un referendum? 😄
Crescendo si complica sempre tutto!
Credo ci sia un errore.
Forse intendeva: “ti vossi mettere con me? vorressi? vuorli?”
😂😂😂
Fai delle domande a cui io sono la meno adatta a rispondere.
Sarà che li trovo sbagliati già prima, quindi durante e dopo di solito peggiorano. 😎😂
Che cosa difficile questa questione😆
😉
Alle elementari questo tipo di foglietti girava…peccato che ora girano per altri scopi….
A parte l’ottimo paragone – ma forse i bambini si offenderebbero – c’è anche da dire che sarebbe un’autentica violenza raffazzonare alleanze escluse a priori per tutta la campagna elettorale; ma almeno il movimento né di destra né di sinistra getterebbe la maschera…