E poi c’è chi guarda lo smalto

Imbarbarimento. Se dovessi trovare un unico sostantivo, un titolo riassuntivo, per definire l’Italia del duemiladiciotto non ne vedo uno migliore. Mi sembra un fenomeno di una evidenza lampante. Da quello che succede nelle strade, nelle scuole, in ogni luogo di aggregazione, gli stadi, le discoteche, le spiagge, per finire alla rete.

Quest’ultima forse è il caso più emblematico. Da strumento di libertà di espressione, di condivisione dei saperi, di democratizzazione della conoscenza, si è di fatto trasformata nel suo esatto contrario. Soprattutto i cosiddetti social sono diventati la fogna che diffonde i miasmi dell’intolleranza, dell’odio e della falsità. Ogni giorno mi tocca leggere pseudo notizie che trent’anni fa non avrebbero avuto spazio neanche nei muri dei cessi del mio liceo. Dare la possibilità di esprimersi a tutti ha tirato fuori il peggio della società, la feccia dell’umanità si è sentita autorizzata a dire la sua sulla qualunque: dalla politica all’economia, dall’etica alla medicina, la rete ha sdoganato e dato pari dignità allo scienziato e al caprone.

E così quello che per strada parcheggia in doppia fila bloccando il traffico, in discoteca fa il bullo con i più deboli, in spiaggia ascolta la musica a tutto volume, su internet scrive “finalmente crepa” al un figlio di carabiniere che prende 3 lauree e diventa un supermanager mondiale, salva un’azienda tecnicamente fallita e in 14 anni la fa diventare il sesto gruppo mondiale. Che poi tutto questo l’abbia fatto calpestando diritti dei lavoratori, con un atteggiamento arrogante e comportamenti spietati verso chi non era funzionale al suo progetto è un altro discorso.

Perché ormai non si entra più nel merito delle questioni. Il linguaggio da curva dello stadio si è diffuso ovunque. Non importa se si parla di vaccini o di economia: la parola d’ordine è dagli al nemico! Anche perché coloro che dovrebbero dare l’esempio sono i primi che si lasciano andare all’insulto, anzi ne fanno un programma elettorale, un modus operandi. E così poi ci troviamo con oltre il 60 % dei voti a movimenti razzisti, con in Parlamento persone a cui non farei amministrare neanche la paghetta di 15 euro che do a mio figlio ogni settimana.

«Oggi grazie alla Rete e alle tecnologie, esistono strumenti di partecipazione decisamente più democratici ed efficaci in termini di rappresentatività popolare di qualunque modello di governo novecentesco. Il superamento della democrazia rappresentativa è inevitabile». A dirlo è Davide Casaleggio, che in una frase sola riesce a riassumere esattamente il contrario di quello che penso. Io abolirei il suffragio elettorale, darei il diritto di voto solo a laureati con master, innalzerei la soglia a 25 anni e la chiuderei con la pensione. Stesso discorso per internet: prima di avere un profilo sui social farei passare un esame per verificare la capacità di intendere e volere.

Intanto c’è questa massa di disperati, che nessun blocco riuscirà a fermare, che inevitabilmente travolgerà l’Europa ed i suoi privilegi se non saremo capaci di accogliere ed integrare. E di fronte a questo, di fronte ad immagini drammatiche di donne e bambini morti annegati, qualcuno riesce ad indignarsi per uno smalto. I barbari siamo diventati noi. E forse dobbiamo sperare che proprio questa massa di disperati, insieme ai loro problemi, ci riporti un po’ di umanità.

“Noi in Iran viviamo malissimo ma c’è una cosa della nostra cultura che adoro, ed è quella di avere una lingua bellissima, una letteratura meravigliosa. In persiano, per esempio, i profughi si chiamano PanahJou (پناهجو).
Panah non ha un equivalente in italiano 
Quando eravate piccoli, vi era mai capitato di perdervi nel parco? Ricordate la sensazione di terrore quando con gli occhi spalancati, cercavate la vostra mamma? E quando lì, da lontano, la vedevate correre verso di voi, vi ricordate la sensazione di immensa pace e felicità?
Quella sensazione è Panah.
Siete mai stati lontani da casa per tanto tempo? Avete presente quella sensazione di nostalgia e felicità quando con la macchina girate nella vostra strada e da lontano vedete la vostra casa e sapete che tra pochi minuti, abbraccerete la vostra famiglia e tutti i vostri cari che vi aspettano con gioia e impazienza?
Quella sensazione si chiama Panah.
Avete perso una persona molto cara? Immaginate di essere lì, al funerale, qualcuno vi chiama, vi girate e vedete un vecchio amico, molto caro, che non vedevate da tantissimo tempo e che non pensavate di rivedere mai più. Lo abbracciate piangendo, piangendo forte.
Quella sensazione di sfogo e di tristezza si chiama Panah.
Invece “Jou” vuol dire “una persona alla ricerca di…”
Noi chiamiamo i profughi PanahJou: persone alla ricerca di quell’abbraccio, di quella sensazione.
Forse non servirà a guarire questa malattia di odio e di intolleranza che si sta diffondendo nella società italiana, ma forse smettere di chiamarli i “migranti”, “naufraghi”, “clandestini”, “quelli lì” potrebbe essere un inizio.”

(tratto dal sito Alba Persiana)

 

9 thoughts on “E poi c’è chi guarda lo smalto

  1. Butto lì (qui) un pensiero al volo, sull’istruzione, su come sia stata sminuita per anni, e penso (spero?) che queste siano le conseguenze di una erosione dell’autorità che viene da lontano.
    E se Warhol e i suoi seguaci situazionisti (“situazionisti situazionisti” dice l’Eco) mi capitano sotto le mani oggi li meno.

  2. Che dire, grazie per tutto questo buon senso. Cioè, ringraziare per il buon senso? Oggi sì, perché è merce sempre più rara. Bella la citazione finale, ne servirebbero di più di queste riflessioni!

  3. Ti ho letto e nella mia testa è partita la ola, la banda e ora ti farei pure una statua!!!
    Hai detto esattamente quello che penso io ed hai elencato i motivi per cui mi sono cancellata da tutti i social. Tranne da Instagram, naturalmente, perché vedere le tue foto del mare (anche quello di Ostia) mi risolleva l’umore! 😍

  4. Più passano i giorni più mi ritrovo a pensare ad episodi della mia infanzia, ricordo soprattutto punizioni per marachella… eh sì ero una bimba vivace. Se le confronto con quello che fanno adesso è roba all’acqua di rose. Stiamo regredendo e la cosa più tristemente esilarante (è un ossimoro, lo so, ma non ho trovato niente che rendesse così bene l’idea) è che andiamo in palestra, facciamo fitness, curiamo il nostro aspetto, insomma facciamo di tutto per essere accettati e per piacere ma dentro di noi abbiamo solo arroganza, superbia e prepotenza. L’importante è avere tanti followers e tanti i like.

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