Il passo del compasso

Ciao ciao duemiladiciotto! In fin dei conti sei stato un bell’anno, non mi posso proprio lamentare. Buona fine e buon inizio! Ma davvero il 31 dicembre finisce qualcosa ed il 1 gennaio ne inizia una nuova? A parte che, come diceva l’altra sera la mia amica E. sa molto più di nuovo inizio il 1 settembre, è comunque utile che ad un certo punto dell’anno si azzeri tutto e si ricominci: la sosta aiuta a ricaricare le pile, a fare un po’ di bilanci di quel che è stato e qualche buon proposito per quello che sarà.

A fare bilanci non sono un granché capace. Sarà perché non ho mai studiato economia? Sarà perché sono del sagittario? Sarà quel che sarà, però sicuramente posso dire che l’anno che sta per finire per me sarà ricordato per essere riuscito a vincere la mia più grande paura. Come scrivevo qui, si può andare oltre i propri limiti, anche a cinquant’anni suonati. Si può ancora imparare, o forse bisogna semplicemente ricordare come si fa.

Come mio padre che a novant’anni subisce due interventi e ne esce meglio di prima, come il mio amato Tex che dopo settant’anni se ne esce in edicola con una nuova serie che riprende i tempi della sua giovinezza. Sì, questo 2018 mi ha ricordato che non è mai troppo tardi. Anche per i Muse, che dopo un cd orrendo com’era stato il penultimo, se ne escono con questo Simulation Theory che non fa rimpiangere i loro pezzi più belli.

E allora cosa augurarsi per questo 2019? Mi e vi auguro di meno e di meglio. Dormire, mangiare, bere, lavorare: di meno, ma meglio. Personalmente solo una cosa mi auguro di fare di più, molto di più, anche se so già che il fisico ormai è quello che è e forse non fa neanche bene oltrepassare certi limiti….no, ma che avete capito? Intendevo giocare a pallone! Mi e vi auguro leggerezza nei pensieri e profondità nei sentimenti, mi e vi auguro sguardo d’insieme per abbracciare le cose grandi e cura del particolare per cogliere quelle più piccole.

Soprattutto, se dovessi fare un augurio riassuntivo, mi e vi auguro, amici cari, di fare come il passo del compasso: trovare un punto fermo e tracciare linee intorno. Perché è solo partendo dai punti fermi, che puoi lanciarti per raggiungere nuovi obiettivi e fissare nuovi confini.

12 thoughts on “Il passo del compasso

  1. Tantissimi auguri Romolo! Ma non posso essere d’accordo: i Muse hanno SEMPRE fatto album favolosi… tutti 🙂 buon 2019, anno di belle speranze

  2. Il passo del compasso suona bene…strano che non ne abbiano fatto una canzuncella 😂. Perciò caro Romolo in uno di questi giri del 2019 ci si incrocia! Hasta luego.

  3. Pingback: Il passo del compasso – Gabriele ROMANO

  4. Che bell’augurio “Di meno e di meglio”!
    Ma il motivo per cui ti commento non è questo, bensì:
    “A fare bilanci non sono un granché capace. […] Sarà perché sono del sagittario?” che da oggi in poi farò mia! 😉

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