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Abbiamo stanotte, chi ha bisogno di domani?

E così si conclude anche questo duemilaventicinque. Che anno è stato? Per quanto mi riguarda ho giocato a calcetto quando faceva troppo caldo e pure quando faceva troppo freddo (soprattutto per la mia età!), ho letto libri rischiando di perdere la fermata giusta della metro e ho ascoltato musica persino nei momenti più sbagliati. La Lazio mi ha rovinato più fine settimana di quanti me ne abbia allietati, mentre il buon vino me ne ha allietati di più di quanti me ne abbia rovinato la gastrite. Ho viaggiato in giro per l’Italia e per l’Europa (e anche oltre perché la Turchia non è solo Europa!), ma soprattutto ho cercato di assaporare fino in fondo tutti i momenti belli passati con le persone che amo.

Ho dato consigli non richiesti e ho ascoltato consigli disinteressati, ho stretto nuove amicizie (anche con persone che hanno la metà dei miei anni!) e rinfrescato quelle di antiche origini. Ho scoperto nuovi malanni. Fino a qualche mese fa per quanto ne sapevo io, la “cuffia dei rotatori” poteva essere forse un modello particolare di cuffia, che so, quella che usano i giocatori di pallanuoto. E io che pensavo che il padel a un certo punto avrebbe preso il posto del calcetto perché meno pericoloso. Ma neanche per niente!

Ho scoperto nuovi malanni, ma ho scoperto anche nuove cure! Chi l’avrebbe mai detto che uno scettico occidentale come me ad un certo punto si sarebbe affidato all’agopuntura? Se me lo aveste chiesto anche solo dodici mesi fa vi avrei detto “no grazie”, probabilmente anche con un’alzata di sopracciglio. E invece funziona. Eccome se funziona. A dimostrazione del fatto che va bene seguire le tradizioni, ma anche essere aperti alle novità a volte può essere una buona idea. Chi lo sa, magari l’anno prossimo comincerò a leggere l’oroscopo!

Insomma sta terminando un anno come tanti altri che lo hanno preceduto, ma anche diverso da tutti. Un anno nuovo e non solo un nuovo anno, che poi in fondo è quello che mi auguro anche per il duemilaventisei che sta per arrivare. Un anno in cui, come dice il vecchio Bob, non abbiamo bisogno del domani, finché avremo una ancora una notte da passare insieme.

We’ve got tonight, who needs tomorrow? We’ve got tonight babe, why don’t you stay?

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