Ahi settembre, che sarà

Avete presente quelle giornate di fine agosto al mare, quando il cielo verso l’orizzonte si copre di nuvoloni viola che si stagliano sul cielo azzurro nell’ultima luce del tramonto…

Quest’anno la ripartenza è un’incognita. Tutti quanti, insieme alle paturnie per la fine delle vacanze, dobbiamo convivere con questa specie di spada di Damocle. Non solo si torna al lavoro, in più si respira nell’aria questa strana ansia di qualcosa che forse, sicuramente, chissà, potrebbe capitare. Come le nuvole viola al tramonto: pioverà? Farà un uragano con tanto di trombe d’aria o sarà solo un breve acquazzone estivo? Diluvierà tutta la notte o con le prime luci ci sveglieremo con un’alba chiara e luminosa?

Nessuno può saperlo e mai come adesso ci scopriamo in balia degli eventi. Cerchiamo notizie, conferme, ascoltiamo esperti che dicono tutto ed il contrario di tutto, agogniamo una normalità che in altri tempi avevamo disprezzato (lo smart working è bello, ma non ci vivrei). Forse dovremmo imparare ad abbracciare questa incertezza, per esorcizzarla, per trovare il modo migliore per conviverci.

La pandemia ha svelato delle paure che non sapevamo di avere, non ci ha reso migliori (chi l’hai mai creduto sul serio?), ci ha tolto sicurezze, abitudini consolidate, punti fermi. Ma insieme alle paure, se ci fermiamo a riflettere, ci dovrebbe anche far riscoprire ed apprezzare tutte le cose belle che abbiamo e che potremmo perdere. Perché in fondo è proprio così. Le cose, le situazioni, persino le persone, le apprezzi fino in fondo proprio quando rischi di perderle. Quando ti accorgi che ti stanno scivolando via fra le dita. Proprio come l’estate.