Era tantissimo tempo che avremmo voluto andare in Terra Santa e come scrivevo nel post precedente, l’occasione del trasferimento lì di Filippo, nostro amico carissimo, ci ha dato l’occasione giusta. Partendo presto il venerdì e tornando tardi il lunedì siamo riusciti a fare 4 giorni pieni, visitando Gerusalemme quasi da cima a fondo.
La cupola dorata della grande Moschea al tramonto
Per il trasferimento dall’aeroporto di Tel Aviv abbiamo preso lo Sherut, una sorta di taxi collettivo, che parte una volta riempiti i dieci posti a disposizione e poi ti lascia in città nel punto richiesto. Soluzione economica (circa 15 euro a persona), ma non comodissima a livello di tempi: sarebbe stato meglio prendere il treno che stanno allestendo, ma che ancora ha orari provvisori e giust’appunto il venerdì ha ancora poche corse. Con lo Sherut bisogna calcolare circa un’ora e mezza, perché oltre i chilometri c’è la variabile traffico: per capirne il livello a Gerusalemme posso affermare tranquillamente che al confronto Roma sembra Bolzano, un po’ più ordinata!
Piatto tipico, verdure speziate e al centro l’immancabile Humus di ceci
Gerusalemme si può idealmente dividere in tre zone: la parte propriamente israeliana, simile in tutto ad una moderna città occidentale, la parte araba in cui solitamente i turisti non vanno, né al di qua, né tanto meno al di là del muro e poi la città vecchia, circondata da mura in pietra risalenti alla dominazione ottomana, che racchiude buona parte delle cose da visitare. A sua volta la città vecchia è suddivisa in 4 zone: il quartiere cristiano, quello arabo, quello israeliano e quello armeno. Il vantaggio di visitare un luogo con una persona che ci abita ti permette di vedere cose che un turista normale magari non riesce a vedere e soprattutto di vivere la città, assaporando le sensazioni autentiche delle persone che la vivono tutti i giorni.
Porta di Damasco, una delle principali per entrare nella città vecchia
Al di fuori e proprio di fronte alla città vecchia si trova poi il monte degli ulivi, oggi confine con la parte araba, teatro di scontri violenti, ma luogo cardine di tutte e tre le religioni. Lì i vangeli raccontano eventi determinanti della storia di Gesù, anche in questo caso segnati da una serie di Chiese, ma quello è anche il luogo dove, sia secondo l’Islam, sia secondo l’ebraismo, ci sarà il giudizio finale della fine del mondo. Infatti, non a caso, è pieno di tombe di fedeli – soprattutto ebrei – che da tutto il mondo vogliono essere sotterrati lì per essere presenti quando succederà.
Ognuno di quei puntini bianchi è una tomba!
Anche qui, il vantaggio di essere fuori dai percorsi più propriamente turistici, ci ha dato modo di girovagare un po’ anche nella zona araba vera e propria. Nessun monumento, ma la vita di tutti i giorni di uomini e donne che vanno a lavoro, ragazzi che vanno a scuola e vivono all’apparenza una vita normale. Poi basta girare lo sguardo in qualche angolo e vedi gruppi di militari con i mitra spianati e capisci che la guerra non è mai finita. Poveretti che vivendo al di là del muro sono costretti ad ore di fila ai check point, che a volte chiudono senza motivo. Il muro ha diminuito drasticamente gli attentati, ma ha diviso in maniera brutale le persone, che si trovano divise dagli affetti o dal lavoro e che per andare in posti che in linea d’aria sono a cinque minuti di cammino, devono fare ore di viaggio.
Il “pinnacolo” del tempio, l’angolo delle mura più elevato visto dal monte degli ulivi
Sulla città vecchia ci sarebbe da parlare per ore, ma come ormai sapete questi sono resoconti semiseri, mica penserete di trovarci itinerari già pronti! La cosa più bella è girovagare per i vicoletti, passando dal suk arabo, alla parte israeliana, partendo dalla porta di Davide in alto, scendendo verso il già citato Kotel che si trova alla fine della città vecchia, sotto la spianata delle moschee di cui ho già parlato nel post precedente, così come della basilica del Santo Sepolcro. Oltre a questi la città vecchia ha una serie impressionanti di luoghi e riferimenti storici, soprattutto cristiani: si ha la possibilità di ripercorrere tappa su tappa tutto un insieme di eventi narrati nel Vangeli, con le varie stratificazioni storiche che si sono susseguite nei secoli.
Il suk arabo nella città vecchia
Dai romani, agli arabi, dai crociati ai turchi, tutti quelli che hanno avuto il controllo della città hanno lasciato tracce, spesso affastellate l’una su l’altra. Questa da una parte ha fatto sì che l’identificazione dei luoghi sia molto attendibile, dall’altra ha creato delle sovrapposizioni strane, in cui a volte si perde il senso del luogo originario. Non per voler parlare solo di quello, ma certo, anche in questo caso, la basilica del Santo Sepolcro è davvero emblematica. Si fa fatica ad immaginare la collina, l’orto, la tomba, dentro quest’insieme di cappelle, archi, monumenti, quadri. Ma per fortuna, come già detto, la nostra guida d’eccezione, ci ha portato in un posto fuori dalle mura in cui si trova la tomba della famiglia del Re Erode il grande, contemporaneo quindi di Gesù. E qui si capiscono davvero come dovevano essere i luoghi originari.
“Chi ci sposterà la pietra?”
In 4 giorni il mio solerte smartphone mi ha testimoniato che abbiamo percorso 56 km, ma comunque ti rimane la sensazione di essere riusciti a malapena a vedere solo le cose principali. Girare da soli ovviamente ci ha agevolato anche se dalla domenica abbiamo avuto la piacevole compagnia di un gruppo di ferraresi a cui il nostro amico Filippo doveva fare da guida. Con loro abbiamo visitato le basiliche presenti nel monte degli Ulivi che ricordano i momenti chiave della fede cristiana e degli ultimi giorni della vita di Gesù. Non è mancato neanche un giro a Mamilla Avenue e Jaffa Street nella parte più propriamente israeliana, piene di negozi del tutto simili a quelli che si trovano in ogni capitale europea, ma anche luoghi di incontri fuori dal comune, tipo quelli fotografati qui sotto.
Un Sefardita (a sinistra, originario della Spagna) e un Ashkenazita (originario dell’est europa)
Come forse avrete intuito è un posto che ti rapisce e che ti entra dentro. Non a caso è la città santa da migliaia di anni e per miliardi di persone. Troverà mai la pace? Domanda difficile, un po’ come chiedersi se gli uomini la troveranno mai. Se la troveremo mai noi! Nelle nostre vite, con i desideri inespressi e le ansie quotidiane, vincendo le nostre paure, mettendo da parte le voglie di rivalsa, i rimorsi ed i rimpianti. Mi vengono in mente le parole dell’Apocalisse, perché dobbiamo crederci che arriverà quel giorno, ma non penso sia ancora molto vicino.
Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il “Dio-con-loro”. E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate. (Ap 21, 1-4)