Ti vuoi contagiare con me?

Catastrofisti e banalizzatori, come sempre l’Italia si divide, con vari sottogruppi, ovviamente: ci sono i complottisti, che vedono dietro questa situazione qualche longa manus di chi sa quale potere forte, gli esperti della domenica, che hanno le soluzioni in tasca, quelli che è colpa sempre di qualcuno, quelli del “dagli all’untore” e del moriremo tutti. Io non so bene a che partito segnarmi, però leggo che in Italia muoiono in media 6 mila persone l’anno di influenza, 217 solo nella scorsa settimana. Ripeto duecentodiciassette persone morte in una settimana di influenza. Eppure, volenti o nolenti, ormai è una dato di fatto, siamo in uno stato di emergenza nazionale.

Un’emergenza che ci impone l’isolamento, il chiudersi in casa. Non prima di aver svuotato il supermercato per riempire la dispensa di cibo e vettovaglie, ovviamente. Ma d’altra parte, non siamo forse nell’epoca delle amicizie virtuali, dell’indifferenza generalizzata verso chi ci sta vicino, delle partite di calcio vissute davanti alla TV, degli acquisti su internet. Che sarà mai un po’ di isolamento?

In realtà, tutti presi dalla paura del contagio, rischiamo di farci contagiare tutti dalla paura. Una paura indefinita, contro un nemico inafferrabile, che colpisce in maniera subdola, senza farsi vedere. Ma se davvero la paura ci ha contagiati tutti, se nessuno è immune perché nessuno può dirsi al sicuro, allora facciamoci contagiare anche dalla voglia di venirne fuori. Perché per quanto possiamo isolarci, per quanto possiamo entrare in quarantena, nessuno si salva da solo.

Forse davvero è tutta un’esagerazione, forse tra un mese avremo dimenticato anche questa situazione, però oggi secondo me vale la pena viverla contagiandoci a vicenda con la nostalgia dello stare insieme. E’ vero, possiamo avere il mondo con un click, possiamo essere confortabilmente insensibili come cantavano i Pink Floyd, ma proprio in questa situazione possiamo riscoprire che niente può farci star bene più di un abbraccio di un amico e nulla può salvarci più dello stare insieme alle persone che amiamo. E questa, oggi che sembra così difficile, può essere la grande lezione, il primo passo verso una guarigione collettiva.

When I was a child I had a fever, My hands felt just like two balloons. Now I got that feeling once again, I can’t explain, you would not understand, This is not how I am. I have become comfortably numb