Se noi diventiamo come loro

E’ stato un derby anomalo, esattamente come tutti i derby. Quando mai un derby è uguale a quelli precedenti? E’ uguale la tensione che mi prende già una settimana prima, è uguale la voglia che passi presto, che si cancelli nel modo più indolore possibile, è uguale la paura di perderlo, che per quanto mi riguarda è sempre maggiore della voglia di vincerlo, ma per il resto ognuno è una storia a sé, ognuno racconta una storia diversa.

Questo è il derby che ricorderò come quello in cui noi abbiamo provato a diventare come loro. Arroganti, sicuri di una superiorità evidente, supponenti al punto che non volevamo solo vincere, ma anche dominarli. E poi coatti nelle dichiarazioni, volgari ed offensivi negli striscioni dei giorni precedenti. Prima della partita sembravamo loro. E lo so che purtroppo questa distinzione ontologica in questi ultimi anni sembra un po’ sfumata, ma io la rivendico sempre, perché almeno da un punto di vista storico è esistita e ha avuto un suo peso.

Poi la partita è iniziata, preceduta da una scenografia (no coreografia, non è un balletto) degna delle nostre migliori tradizioni, almeno quella. In campo invece abbiamo continuato a sembrare loro, almeno loro della partita di andata: timidi, surclassati fisicamente e mentalmente. Fonseca ha incartato la partita ad Inzaghi disponendo i suoi uomini meglio, bloccando ogni nostra fonte di gioco, sacrificando qualche senatore, ma che contro di noi avrebbe faticato. Insomma azzeccando tutte le mosse.

Abbiamo proseguito a sembrare loro, pareggiando immeritatamente con un gollonzo che dire fortunato è poco. Un goal che rientrerà negli annali come il goal più assurdo della storia dei derby. Quando mai siamo stati fortunati nel derby? E anche nel secondo tempo sembravamo loro: addirittura il Var interviene per togliere un rigore (inesistente) assegnato alla Roma. Quando mai il Var ci ha avvantaggiati?

Per diventare esattamente come loro mancava un solo tassello: avremmo dovuto vincere in modo spudoratamente immeritato, che so, su autogoal o nell’unica occasione della partita. Ed  effettivamente ci siamo andati vicini, perché a due minuti dalla fine il tiro di Milinkovic ha fatto la barba al palo a portiere battuto. Ma noi non siamo loro e alla fine, come  la carrozza di cenerentola ridiventa zucca, come superpippo finito l’effetto delle noccioline, la sbornia è passata e ognuno è tornato ad essere quello che è. L’auspicio anzi è quello di tornare ad essere noi stessi al più presto, perché quelli di ieri eravamo veramente troppo brutti per essere veri.

Avanti Lazio!

P.S. Per fortuna anche gli Emiliano-Romagnoli hanno ricominciato ad essere quelli che sono sempre stati!

 

Noi e Loro

Se er Papa me donasse tutta Roma e me dicesse lassa annà chi t’ama. Io je direbbe NO sacra corona. Vale più l’amore mio che tutta Roma!

Noi siamo nati prima. Loro no

Noi non abbiamo bisogno del nome di Roma. Loro sì

Noi sappiamo benissimo che Giulio Cesare non tifava Lazio. Loro no

Noi non abbiamo bisogno di altre storie, ci basta la nostra. Loro no

Noi abbiamo i colori del mare e del cielo, degli spazi infiniti. Loro no

Noi non abbiamo mai ucciso un tifoso avversario in uno stadio. Loro sì

Noi siamo nati sulle sponde del Tevere, per iniziativa di alcuni ragazzi romani. Loro sono stati creati a tavolino da un gerarca. Abruzzese.

Noi abbiano come simbolo un’animale solitario. Loro hanno l’animale del branco

Noi saremo sempre minoranza consapevole. Loro sono sempre la folla

Noi abbiamo avuto tanti capitani, alcuni amati altri meno. Ma la maglia è sempre stata più importante. Loro hanno bisogno del personaggio per rafforzare l’identità

Noi potevamo essere loro, ma non abbiamo voluto. Loro non avrebbero mai potuto essere noi.

Derby