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L’argomento Croce Armani

Esattamente 40 anni fa (oddio mamma come vola il tempo!), giovane studente appena iscritto alla facoltà di filosofia, iniziai a frequentare le lezioni a Villa Mirafiori, la meravigliosa sede dell’Università, con professori che avevano fatto prima e o faranno parte in seguito dell’elite culturale e politica italiana. Giannantoni era stato deputato, insieme a lui Capizzi era al centro del dibattito politico (ovviamente soprattutto a sinistra), De Mauro divenne ministro qualche anno dopo, anche Colletti fu deputato. Per non parlare del mio compianto professor Olivetti, con cui mi sarei laureato qualche anno dopo: una delle menti più brillanti che abbia mai conosciuto. Insomma, non potevamo certo lamentarci del livello della nostra Università.

Eppure proprio in quei primi giorni cominciai a sentire una tesi (non ricordo se formulata da De Mauro o forse da Garroni, che era il titolare della cattedra di Estetica) non proprio lusinghiera sul livello culturale del nostro Paese: il cosiddetto argomento Croce Armani, secondo cui, dal dopoguerra fino a quei giorni lì, le uniche eccellenze culturali che il nostro Paese avesse offerto all’Europa e al mondo erano state Benedetto Croce e Giorgio Armani.

Non so se fosse un iperbole, un’esagerazione che esprimeva la voglia di spingere noi giovani virgulti a dare qualcosa in più, a non accontentarci delle strade già battute o esprimesse davvero la cruda verità. E francamente non sono neanche in grado di dire se 40 anni dopo possiamo aggiungere qualcuno appaiandolo e questi due grandi giganti. In ogni caso mi tornava oggi in mente questo argomento per sottolineare la grandezza di un personaggio che, al di là del suo campo specifico, ha davvero scritto la storia culturale del nostro Paese.