Una delle eredità più nefaste che ci lascerà questo maledetto virus sarà l’emergere ed il consolidarsi di psicosi collettive. Ognuno di noi ha delle radicate convinzioni, dei modi di fare e di pensare, il più delle volte basati su esperienze, conoscenze dirette o indirette, che hanno una qualche base certa. Ci sono poi idee fisse o meglio vere e proprie manie, che non hanno fondamento alcuno o se pure ce l’hanno, vengono esagerate dalle nostre nevrosi.
Come Rose (la mia cagnetta) che ha paura del vento. E’ un cane coraggioso, non ha paura dei botti, né dei temporali, affronta colossi 10 volti più grandi di lei con sfacciataggine, ma se c’è una alito di vento che fa muovere una tenda o sbattere una finestra, te la ritrovi tremante dentro la cuccia. Un po’ come vorrei fare io quando devo farmi un prelievo del sangue.
Già li vedo i maniaci del distanziamento, gli squilibrati che se potessero si metterebbero le mascherine di amianto, anzi andrebbero in giro con lo scafandro da sub, che temono il contatto anche visivo. Vi vedo, disturbati mentali, contenti che questo virus finalmente (nella vostra testa bacata) ha ristabilito le giuste distanze fra voi e il mondo (ostile, brutto, cattivo e soprattutto infetto). Al contrario vedo anche tutti coloro che non riescono a parlare senza toccare l’interlocutore, secondo i quali il giusto distanziamento equivale a una sorta di rapporto sessuale. In questo momento devono reprimersi, sono frustrati dalla situazione attuale e perciò diventano mine vaganti, pronti ad esplodere attaccandosi agli altri come patelle ad uno scoglio. L’incontro fra i due archetipi ha segnato una delle gag più esilaranti della comicità cinematogafica.
Che poi, per carità, ognuno ha le sue. Io ad esempio diffido delle persone che puzzano e degli uomini che non hanno la patente (sono maschilista, le donne che non guidano non mi danno la stessa inquietudine. Quelle che puzzano però sì). Potrai essere la persona più amabile di questo mondo, la più colta, ironica, generosa, ma se non ti lavi o se non sai portare la macchina il mio sesto senso entra in allarme, suona un campanello inconscio che mi dice “attenzione Rò, stanne alla larga, nun te fidà”. Chissà, magari tra un po’ mia figlia che studia per diventare psicologa potrà spiegarmi le vere ragioni, ammesso che ce ne siano. Fino a quel momento portiamo pazienza e speriamo che il virus non abbia fatto troppi danni. Anche se in realtà temo proprio il contrario.