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La biblioteca vivente

Ho scoperto che in Danimarca (ma in realtà il progetto è attivo in molti altri Paesi) esistono biblioteche dove, invece dei libri, è possibile prendere in prestito una persona per ascoltare la storia della sua vita per circa 30 minuti. Si chiama la Biblioteca vivente, ogni persona ha un titolo: disoccupato, rifugiato, depresso, ma in realtà l’obiettivo di questo progetto, è proprio quello di dimostrare che bisogna andare al di là delle etichette, senza giudicare il libro dalla copertina. Ascoltando quelle storie infatti si comprende che c’è molto di più del titolo iniziale.

E’ bello pensare che le nostre storie siano come dei libri che possano essere raccolti e preservati in un luogo, affinché qualcuno possa sfogliarli e rileggerli a piacimento. In fondo è quello che facciamo da sempre, raccontando ai nostri figli le storie della nostra famiglia, di coloro che ci hanno preceduto. Tutte le storie hanno una loro dignità, una loro importanza e una interconnessione con le storie che gli sono nate attorno. Con quelle che le hanno precedute e che a loro volta hanno costituito i presupposti per quelle successive. Ogni storia infatti è un tassello, grande o piccolo non conta, un pezzo del puzzle che compone la Storia più grande, quella con la S maiuscola. Ognuna è importante nella sua unicità, perché, come le onde del mare, nessuna è uguale all’altra.

E come le onde del mare, nessuna una volta partita può tornare indietro, ma comunque lascia la sua traccia e crea le condizioni di possibilità per l’onda successiva. In fondo è così che mi immagino il cuore di Dio, come il mare che contiene tutte le onde o come una enorme biblioteca, in cui ogni storia trova il suo posto.

Sail away, away, Ripples never come back, gone to the other side, sail away, sail away