Abbiamo poche certezze in questa vita. Voglio dire, a parte i lavori sulla Tiburtina, su cos’altro potete scommettere senza tema di smentita che le cose saranno così e non in un altro modo? Noi vorremmo avere sicurezze, vorremmo strade dritte avanti a noi, che ci permettano di guardare oltre e quindi pianificare le cose, senza sorprese. Ma oramai lo sappiamo, l’unica cosa che va secondo i piani è l’ascensore. E noi, ahimé, non siamo ascensori. E neanche le nostre vite.
Per paradossale che sia, una delle certezze su cu possiamo contare (oltre i già citati lavori stradali sulla Tiburtina) sono le mancanze. Le cose, le persone, le situazioni che avevamo e non abbiamo più creano un vuoto, una mancanza appunto. E più tenevamo a loro, più questa mancanza si fa sentire, ci fa male, ci crea disagio. Su questo non ci saranno sorprese: se perdi qualcuno a cui tieni, puoi star certo che ti mancherà. Ovviamente questa è una certezza inutile! Non è una certezza su cui potersi poggiare, su cui costruire o pianificare un futuro. Anzi, potrebbe diventare una certezza ansiogena. E però…
E però, questa insana certezza, ne contiene un’altra. Più piccola, più nascosta, più fragile forse, ma in realtà altrettanto inossidabile. La certezza della mancanza contiene in sé la certezza di quanto tieni a quella cosa/situazione/persona che hai perduto, perché proprio a partire dalla sua mancanza (non solo da quella, ovvio) hai la certezza del suo valore per te. E se ci tieni veramente, nulla e nessuno potrà mai realmente portartela via. Non la perderai mai perché questa certezza resterà sempre con te.
Quando la vita è dolce ringrazia e festeggia. E quando la vita è amara ringrazia e cresci (Shauna Niequist)
