Forse avevo mangiato pesante. Forse avevo così tanta fantasia che mi avanzava. Oppure così poca. C’è chi sogna perché non ha abbastanza fantasia per raccontare le realtà e chi sogna perché ce ne ha troppa e vuole inventarsene una nuova di realtà. Fatto sta che ho una grande confusione in testa e i contorni del sogno e quelli della realtà si fondono e si confondono come una specie di Alice nel Paese delle meraviglie. Magari avrò bevuto troppo. O forse troppo poco.
Insomma mi sono trovato dentro questo sogno: l’invasione degli extraterrestri. Da un giorno ad un altro cambiavano tutte le nostre priorità. Dovevamo mettere da parte tutte le distinzioni, tutte le cose che ci separavano, che ci rendevano nemici, per sentirci tutti dalla stessa parte. Russi e americani, arabi ed europei, cinesi, indiani, gli Stati Uniti del Mondo, tutti uniti contro il nemico comune, la minaccia venuta dallo spazio. Improvvisamente un senso di fratellanza che unisce tutti, che ti fa sentire la parte di un tutto, che coinvolge tutte le nazioni, tutti i continenti, senza distinzioni. Va be’ davvero era un sogno.
Niente più piccole preoccupazioni, gli immigrati che ci rubano il lavoro, i zingari che ci rubano in casa, gli arbitri che ci rubano le partite. Nessuno dava più peso a queste cose, perché l’avversario era troppo potente, troppo spietato e mieteva più vittime di una guerra atomica, non c’era posto per le divisioni, tutti erano dalla stessa parte. Sembrava quasi di essere in un film.
Un film, un sogno, come una specie di favola. Ad un certo punto Pinocchio non era più un burattino, non era neanche un bambino, no. Era un ermafrodito.
- “Papà, cos’è un ermafrodito?“
- “E’ uno che sembra una cosa e invece è un’altra, anzi è una cosa ed il suo contrario, un po’ complicato da spiegare, sei ancora piccolo“.
- “Ma no, papà ho capito, è un po’ come Renzi“.
Oppure un sogno americano alla rovescia. Sono gli indiani che assaltano il fortino, con i loro copricapi con le corna (ma quelli non erano i vichinghi?), si riprendono le terre strappate dall’uomo bianco e cacciano via gli invasori. Che però non somigliano mica a John Wayne, anzi hanno dei buffi capelli color carota, tipo Pippi Calzelunghe. Mamma mia che strani sogni!
Ma non divaghiamo. Gli extraterrestri ci invadono da più parti, la Cina trema, la Russia si arrende, l’Europa vacilla, l’America sembra cadere, ma improvvisamente gli scienziati di tutti i Paesi, le menti più brillanti del pianeta, si uniscono e trovano una soluzione inventando l’arma globale, a base bruschetta con aglio, porchetta di Ariccia e vino dei castelli. “Ma sarà vero? Funzionerà? Io non mi fido, non l’hanno mica testato, in così poco tempo e poi chissà che ci mettono dentro la porchetta“. C’era chi era scettico, ma l’arma globale funzionava! Gli extraterrestri erano allergici alla porchetta e non sopportavano l’alito pesante e prima pian piano, poi sempre di più, cominciavano a fuggire, per tornarsene nel loro pianeta.
Sui titoli di coda tutta la gente usciva fuori e continuando a bere vino come se non ci fosse un domani, cominciava a ballare per strada Gimme some Loving di Steve Winwood.
- Ehhhh certo ce ne hai di fantasia! E secondo me il vino dei castelli ha dato in testa a te, mica agli extraterrestri.
- Sì, forse avrò anche molta fantasia. Ma purtroppo mai quanto la realtà.