Bisogna essere vicini, senza fare ombra. Bisogna consigliare, senza dare le soluzioni. Bisogna indicare la strada, senza imitare i tom tom delle macchine. Bisogna esserci. Questo prima di ogni cosa.
Dicono che madri si nasce e padri si diventa. Non lo so. Come tutte le generalizzazioni ha un fondo di verità, ma rischia di ridurre troppo la complessità della questione. Certo essere padre non viene naturale, devi lavorarci su e non è detto che ti venga proprio bene. Anzi.
Bisogna coccolarli, come se fossero sempre piccoli e provare a ragionarci come fossero già adulti. Ogni tanto bisogna togliergli il superfluo, per fargli apprezzare l’essenziale. Bisogna saper fare un passo indietro, restando comunque sempre a portata di mano. Bisogna insegnargli a sognare, senza imporre loro i nostri sogni.
Mi dicono che ho delle preferenze fra lei e lui. Rispondo come rispondeva mia madre: se mi tagliassi l’indice o il pollice, non sanguinerebbero allo stesso modo? Certo non è la stessa cosa, perché uno è diverso dall’altro, ma come si potrebbero fare preferenze?
Bisogna essere autorevoli, senza essere autoritari. Bisogna dargli sicurezze, anche quando non ne abbiamo noi. Bisogna insegnargli a ridere, per essere seri. Bisogna perderci tempo, per fargli capire che il tempo è l’unica risorsa non dilatabile. Bisogna parlare tanto, ma ascoltare di più.
Soprattutto bisogna essere così bravi da lasciarli sbagliare. Un po’ quello che già scrivevo un po’ di tempo fa: perché, c’è poco da fare, I fiori finti non crescono mai. Anche se questa è la cosa che farà più male, è una possibilità che non possiamo, ma soprattutto, non dobbiamo togliergli. Per il loro bene, non certo per il nostro.