So però che sta per tornare un uomo vero. Con i suoi pregi e i suoi difetti. Con le sue ossessioni e le sue storture. Sempre in tuta, con la barba di due giorni e la sigaretta all’angolo della bocca come un briscolaro in osteria che sta per calare l’asso. Ma come diceva Mao Tse-tung: “la Rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia e cortesia. La Rivoluzione è un atto di violenza.”. E le rivoluzioni non si fanno mai in giacca e cravatta. Bentornato Comandante. Bentornato da chi non ha mai smesso di credere nella tua utopia. (A. Aquilino)
Ti ricordi quando mi dicevano “perché ti sei fissato con questa difesa a 4! Cambia ogni tanto!” Oppure quelli pronti a criticare “perché sostituisci sempre chi è ammonito?” e quegli altri invece che mi rimproveravano qualche acquisto “fai giocare sempre gli stessi, fai qualche cambio ogni tanto”. Meno male che sono andato dritto per la mia strada.
Perché a me non mi basta vincere, a vincere sono buoni tutti. Mi piacciono le iperboli, le idee che viaggiano sulle gambe degli uomini e quando il pallone disegna sul campo quello che hai per la testa, mi sembra di essere dentro una poesia di Bukowsky.
E’ stata dura, ma non mi sono arreso, neanche quando mi rinfacciavano il credo politico. Che poi pure Maestrelli era di sinistra, ma questi son pischelli, magari neanche sanno chi è Maestrelli. Certo forse pure io potevo evitare di andare sotto la curva con il pugno alzato, ma ero troppo felice, avevamo appena vinto il derby. Contro quell’antipatico di portoghese poi, giusto in tempo prima che lo cacciassero…che gusto!
Come questa sigaretta. La devo assaporare per bene, fino al filtro. Quando uno fa una promessa è quella, anche se solo con se stesso: avevo detto, se vinco lo scudetto qui basta, smetto di fumare. Che mi diceva la testa! Forse non ci credevo neanche io. Oppure invece proprio al contrario: ero sicuro! Ed ero anche sicuro che quello sarebbe stato il miglior modo di smettere. D’altra parte i numeri erano dalla nostra parte: 74, 00, 26 succede ogni ventisei anni. Adesso però è ora. Ultimi 90 minuti, andiamo a scrivere la storia.