E tu, quanto ti fidi?

IMG_8232

Io non so se l’erba campa e il cavallo cresce ma bisogna avere fiducia (Totò).

Molte persone, se interpellate in materia, vanno fiere nel dire che la fiducia è una merce rara, un sentimento difficile, faticoso, causa spesso di grandi delusioni. Del resto c’è anche l’immancabile proverbio (“fidarsi è bene non fidarsi è meglio“), che porterebbe a pensare che in fondo non sia poi così conveniente fidarsi degli altri.

La cosa buffa è che, al contrario, se ci ragioniamo un attimo, ci accorgiamo che la fiducia è un comportamento spontaneo, inconsapevole, molto più diffuso di quello che crediamo. Per il semplice fatto che fidarsi è utile, anzi direi quasi indispensabile. Ogni giorno per andare al lavoro, per mangiare, per muoverci, per vivere, noi compiamo una serie infinita di atti di fiducia e per di più nei confronti di perfetti estranei. Il dentista che ci trapana un dente, l’idraulico che ripara la nostra lavatrice, il barista che ci prepara il tramezzino, il pizzaiolo dove andiamo a cena, il conducente della metropolitana che ci riporta a casa. Diamo fiducia non perché lo vogliamo, non perché ci fidiamo sul serio di quella persona, ma perché non possiamo farne a meno.

Quindi non è vero che la fiducia si dà solo alle persone che ci dimostrano esserne degne, né è vero che si dà per cose serie: in modo più o meno consapevole la fiducia si dà a tutti, per necessità, perché la fiducia ci fa vivere in un contesto sociale. Oltre a questo poi ci sono le persone di cui davvero, più o meno, ci fidiamo. E qui oggi vorrei indagare questo più o meno. Una persona o ci sta simpatica o ci sta antipatica. E’ bella o è brutta. Per la fiducia può non essere così. Infatti, al di là delle persone di cui non ci fidiamo, c’è poi una scala di livelli, perché la fiducia, a differenza di altri, è un sentimento quantitativo.

Al primo livello metterei la fiducia impulsiva. Quella che nasce senza ragione, la più superficiale e quindi anche la più ingannevole. Quella che appunto accordiamo agli sconosciuti, solo perché ci ispirano un qualcosa o, come detto, anche solo per necessità momentanea.

Poi c’è la fiducia ricambiata. Non so se mi fido di te, ma penso che dovrei, perché tu ti sei fidato di me e comunque faccio presto, eventualmente a cambiare idea. “Com’è l’acqua? Vai, buttai che è calda!“. E tu ti butti, se invece poi è gelata, domani ti rovino io!

Salendo ancora c’è la fiducia cameratesca. Quella che nasce sulla base delle esperienze passate insieme, soprattutto da piccoli o nell’adolescenza. So che mi dirai se ho un pezzo di verdura in mezzo ai denti o la lampo dei pantaloni abbassati. E’ la fiducia sentimentale, forse quella che più facilmente viene tradita, perché non si vive nel passato. E per quanto l’esperienza sia la base della conoscenza (quindi anche della conoscenza degli altri) è anche vero che il tempo a volte cambia le cose (e anche le persone). Il tu che conoscevo, di cui mi fidavo forse non c’è più. Posso ancora fidarmi?

Per questo bisogna salire ancora di livello, fino alla fiducia meritocratica. Quella che nasce e si sviluppa, ma soprattutto si avvalora nel tempo. La fiducia nell’onestà dell’altra persona, oppure nelle sue conoscenze. Mi fido che tu troverai la soluzione. La troverai e forse non sarà la migliore in assoluto, ma sarà la migliore in questa situazione. Soprattutto, sarà la migliore per me. Da te comprerei una macchina usata e ti presterei la carta di credito. E’ la fiducia razionale, basata sui fatti prima ancora dei sentimenti.

Esiste poi un ultimo livello, che va ancora al di là. Un livello che si raggiunge molto raramente. La fiducia che vince le vertigini. Che va anche al di là delle qualità dell’altra persona. Che ti fa avere fiducia magari anche quando sai benissimo che l’altro ti sta mentendo. Una fiducia immotivata ed inspiegabile che non cerca conferme nei fatti, perché non ne ha più bisogno. E’ quella fiducia che senti quando con quella persona ci giocheresti a pari e dispari per telefono.

La fiducia che ci fa credere ai miracoli (tu credi nei miracoli? Certo, almeno finché loro continuano a credere a me) e ci fa assistere a vere e proprie meraviglie. Che ci farà stare meglio, in ogni caso anche se nel passato l’averlo fatto ci ha provocato delle ferite. Perché come dice molto saggiamente Einstein (che nonostante quel taglio di capelli mi ispira fiducia), “preferisco essere ottimista ed avere torto che essere pessimista ed avere ragione”.