Nonno, mi racconti ancora il Natale nell’anno della pandemia? Cos’era il duemilatrenta?
Duemilaventi, figliolo, duemilaventi. Ma che ti devo raccontare…
E’ vero che era vietato giocare a tombola?
Vietatissimo. E pure a rubamazzo e a sette e mezzo. Azzardammo giusto un mercante in fiera per le scale, ognuno nel suo pianerottolo, con quello del terzo piano però che provava a barare nelle aste, perché mi voleva rifilare l’arabo e pesci&uva che notoriamente escono subito. Nel cenone della vigilia non si poteva usare il peperoncino, a meno ché non fosse calabrese, ma solo quello dello Jonio. In compenso si poteva cantare sul balcone, anche se faceva meno quattro e chi non aveva preso il covid se la rischiò grossa con la polmonite per la botta di freddo.
Ma perché dovevate cantare sul balcone?
Questo in realtà non era chiarissimo. Ma erano giorni particolari, non ci facevamo troppe domande, eravamo lì, davanti alla TV e qualcuno improvvisamente diceva “vi regaliamo i soldi, domani tutti a fare spese“. Poi l’indomani arrivava un altro e diceva “ma come, vi accalcate tutti a fare spese? Domani tutti a casa!” Quindi nei giorni pari si poteva andare in macchina, ma solo uno davanti e uno dietro, con la mascherina. Invece nei giorni dispari potevi prendere il monopattino truccato e andare a 80 all’ora facendo le pinne sull’olimpica. Il problema era proprio questa confusione di informazioni: si può stare insieme ma solo in due, no anzi, in tre, ma solo congiunti. Ma chi erano i congiunti?
Però si poteva fare sport. Da soli. In due potevi giocare a palla al muro, ma solo se il secondo era il muro. Per capodanno, se stavi nelle regioni gialle, era vietato indossare le mutande rosse, a meno ché non fossi un tifoso della Roma, allora si sapeva che avevi cattivo gusto e quindi era tollerato. Se invece eri in zona arancione, come al semaforo, o ti sbrigavi a passare oppure ti fermavi e aspettavi il rosso. Gli spostamenti erano un problema un po’ per tutti.
Poi c’erano i negazionisti.
Sul serio? E che dicevano?
Loro negavano. Negavano l’esistenza del Molise, dell’aglio sulla bruschetta e persino l’esistenza dei fantasmini bianchi, quelli che tanto si vedono lo stesso. Non volevano mica portare le mascherine! Ah su quello proprio non sentivano ragioni. Ma io avevo capito il loro ragionamento: voi che sulla bruschetta mettete l’aglio è giusto che usiate la mascherina, perché vi puzza l’alito. Ma noi che non lo mangiamo, perhé dovremmo portarle? E’ un’ingiustizia!
Non c’erano zampognari perché tu capisci, i strumenti a fiato con la mascherina era un problema mica da poco. Persino quel simpatico urlo che ti sveglia la domenica mattina prima delle nove arrivava ovattato “onnu u rrivutu l’urrutunu!” che invece dei coltelli da cucina pensavi fossero passati dei pastori sardi, magari per vendere del pecorino. Ma anche quello era vietato, perché qualcuno sosteneva che favoriva gli assembramenti. C’era qualcuno che seguiva quello che dicevano i dottori, ma anche loro mica davano indicazioni proprio chiarissime.
Le feste di Natale quindi passarono, i problemi arrivarono sotto capodanno, quando i virologi ormai avevano soppiantato gli astrologi che piuttosto che fare l’oroscopo del 2021 provarono a vendere i segni zodiacali ad un’asta in TV. La raccolta fondi stava anche andando bene, ma scoperto che dietro c’erano Fedez e la Ferragni, arrivò il Codacons che denunciò tutti e lancio una class action contro quelli che non mettevano bene la mascherina.
Finalmente arrivò capodanno e siccome ne avevo tutti le palle piene del 2020 si decise che l’anno finiva prima: alle 22, tutti rigorosamente a casa propria, pronti per il trenino alzammo i calici per dare il benvenuto al 2021. Insomma, un anno veramente di merda, però, come sempre quando uno si ricorda i bei tempi andati, posso dirti che almeno i trenini arrivavano in anticipo.