Una foto su FB che ti proietta indietro nel tempo, insieme ad una valanga di ricordi, molti dei quali ormai dimenticati. In un periodo talmente lontano che sembra quasi appartenere a qualcun altro, come se non fosse davvero la tua storia, ma il pezzo di un film. Un film che hai girato tu, a volte da protagonista, a volte solo come comprimario, ma che fai difficoltà ad inserire all’interno della tua vita.
Ma quando i ricordi sono condivisi ognuno ne tira fuori un pezzetto, che magari teneva da parte in qualche tasca e come fosse un puzzle, una tessera alla volta si ricompone il quadro complessivo e allora sì che lo riconosci, che ridiventa parte della tua storia.
Trentacinque anni fa, la fine del liceo, il primo anno universitario, l’ultimo capitolo, probabilmente il più bello, della vita spensierata, quando tutte le strade erano ancora aperte e tutte le possibilità dovevano diventare realtà. Poi pian piano cominci a fare le tue scelte, disegni il percorso che ti ha portato dove sei ed ora, senza rimpianti e senza rimorsi, puoi tornare indietro cercando di riassaporare quel gusto di libertà, quello scenario tutto da scrivere.
Come scrivevo qui già qualche anno fa (https://viaggiermeneutici.com/2015/06/05/sono-stato-felice-sotto-molti-cieli/), sono stato felice sotto molti cieli, ma non c’è nulla di male a riconoscere che nessun cielo è stato così ampio come quello. Perché sotto quel cielo davvero qualsiasi cosa era possibile. Qualsiasi. E quel gran genio del mio amico mi convinse che potevamo perfino diventare allenatori di pallavolo e guidare una squadra di splendide fanciulle. Qualsiasi cosa era possibile, al punto che convincemmo anche loro. Davvero qualsiasi cosa era possibile!