Le dieci cose da fare prima dei 50 anni

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I sogni sono desideri, ma i desideri, nei miei pensieri, ah no quello era il treno. E non è strano prendere il treno, se non hai un trono e non sei trino? Direi di sì. O forse no. Sono confuso, sarà lo spumante. Comunque ci siamo, ragazzi (ragazzi? si va be’, una volta…) altri dodici mesi e poi diventiamo adulti. Ah dite che mi faccio confondere dai 17 di mia figlia? E forse sì. Oppure no. In fondo vi assicuro che ho ancora amici che si fanno le canne, vanno appresso alla prima gonnella che incontrano e giocano a pallone (non necessariamente in quest’ordine), esattamente come facevamo a diciassette anni, quindi…

Quindi niente. Diciamo che 49 ancora suonano in un certo modo. Quelli dopo, vuoi o non vuoi, suoneranno in maniera diversa, anche se in fondo non cambierà nulla. Penso. Spero. Ci sarebbero cose che dovrei fare, ma non mi va: mangiare cose più sane, evitare di farmi rovinare le domeniche dai risultati della Lazio, fare una colonscopia (non necessariamente in quest’ordine). Ma appunto, queste già so che non le farò. Invece queste dieci saranno l’obiettivo dei prossimi dodici mesi.

Giocare più partite dell’anno scorso. Dopo l’infortunio ho ricominciato a giocare ad aprile: poi ho giocato almeno una volta a settimana. Dopo sette mesi fermo avrei potuto smettere. Qualcuno dice avrei “dovuto” smettere. La voglia non mi è passata, anzi. E questa è la cosa più importante.

Andare a più concerti dell’anno scorso. Ascoltare la musica dal vivo è sempre uno dei modi più belli di passare il tempo e di spendere soldi. Ma sono pigro e trovo sempre mille scuse e mille remore per non andare. Poi mi pento. I Decemberists a Milano e i Counting Crows qui a Roma gridono vendetta. Devo assolutamente cambiare verso!

Leggere almeno gli stessi libri dell’anno scorso. Mancano 15 giorni alla fine dell’anno e sono arrivato a 35, quindi chiuderò con almeno tre al mese. Debbo dire che il passaggio al kindle, nonostante mille remore, è stato assolutamente decisivo. Era dai tempi dell’adolescenza che non riuscivo a leggere così tanto. Non mi posso lamentare, l’obiettivo è continuare così.

Discernere meglio le persone degne di una seconda occasione. Perché io tendo a dare una seconda (ma anche una terza) occasione un po’ a tutti. Ecco, forse cominciare a limitare il campo non è un proposito sbagliato. Andrò forse un po’ contro natura. Ma sempre meglio che andare contro un albero.

Pubblicare un nuovo romanzo. In effetti ‘sta cosa non è che poi mi manchi così tanto. Ne ho pubblicati tre in passato. Sì, divertente, per carità, ma scrivere resta sempre meglio. Però ho preso una specie di impegno morale con una “persona”…e allora ho deciso che ci proverò seriamente.

Prendere meno macchina e più metropolitana. Come forse già sapete da casa ad ufficio ogni giorno attraverso la mia splendida ed invivibile metropoli. Se vado in metropolitana ci metto un’ora. Se vado in macchina a volte 50 minuti, a volte un’ora e mezza. In metropolitana leggo, in macchina ascolto musica (e soprattutto parlo al telefono). In metropolitana mi tocca sentire le puzze degli altri, in macchina al massimo le mie. Insomma ci sono i pro e i contro nell’uno e nell’altro caso. Però effettivamente continuare con le 4 ruote è abbastanza una follia.

Continuare a scrivere post minchioni. Vi stavate preoccupando? Stavate cominciando a pensare che alle soglie dell’età adulta avessi messo la testa a posto? Dormite tranquilli.

Continuare a chiedere a Santa Rita di sistemare quella questione aperta. Perché io, obiettivamente, quello che dovevo fare l’ho fatto. Ora tocca a lei.

Ritornare in America. Quest’anno in fatto di viaggi all’estero proprio non posso lamentarmi: Londra, Barcellona, Praga…già bissare non sarebbe male. Ma gli states mi chiamano! E quando chiamano, come fai a non rispondere?

Ad ogni modo, alla fine di questi trecentosessantasei giorni (il prossimo è bisestile) non sarà tanto importante sapere quanti di questi avrò realizzato. Molto più importante sarà averli vissuti ed averci creduto fino in fondo. Alla fine di questi trecentosessantasei giorni non farò un bilancio con le crocette, sottolineando quelli raggiunti e sbarrando quelli no. Invece mi chiederò quanta speranza ha colorato i miei giorni, dando leggerezza e ai miei pensieri e profondità ai miei sentimenti. E quello forse sarà l’unico vero bilancio da fare.

“Ho fatto un sogno così grande e forte, saltavo così alto che toccavo le nuvole…”