If ev’rybody had an ocean across the U.S.A., then ev’rybody’d be surfin’ like Californ-I-A. You’d see ‘em wearin’ their baggies. Huarachi sandals, too. A bushy bushy blonde hairdo. Surfin’ U.S.A.
– Leo mi raccomando, cerca di non addormentarti eh!
– C c ci provo! E’ cccche…
E’ che sei un coglione! Anzi, io sono un coglione, che ancora, nonostante tutto, ti faccio lavorare. Ho capito, tranquillo stammi bene, ci vediamo domani mattina.
– Gr gr grazie signor Giulio! N n nnon si preoccupi. Ttttutto sotto controllo!
– Lo spero Leo…lo spero proprio.
Leone, un povero diavolo balbuziente. Portiere di notte nell’unico albergo del paese. Oddio, albergo è una parola grossa. Ma anche paese, se è per questo. Diciamo che Leo cerca di stare sveglio durante la notte, dietro al bancone dell’unico bar affittacamere, di quelle mucchietto di case sparse sulla statale che le cartine stradali neanche nominano come frazione di nessuno dei paesi limitrofi. Quattrocase infatti è il modo in cui gli abitanti del circondario chiamano quel posto dimenticato da Dio e spesso anche dagli uomini. Qualcuno ci si ferma ancora, di giorno per un panino, di notte per dormire. Ma è inutile negarlo, se non ci fossero le nigeriane agli incroci della statale, Quattrocase avrebbe perso da un pezzo quell’unico bar pensione in cui di notte lavora Leo. E nessuno lì intorno, se non appunto i frequentatori di quelle belle di notte, se ne avrebbe avuto a male. Certo belle lo sono davvero!
Alcune belle da morire, da togliere il fiato al povero Leo, che già di suo di fiato ne ha ben poco. Se parlare fosse facile come ballare il Rock ‘n roll, allora sì che tutto sarebbe più bello. Perché Leo a ballare è un vero drago! In pista non si deve parlare, non ci si deve far capire, basta seguire la musica, il ritmo. Salti, piroette, giravolte Leo si trasforma, sembra volare, come se lì la legge di gravità non esistesse. Le gambe vanno sciolte così come le parole sono legate.
– Ohi Leo, ma a te ti gustano i Beach Boys perché balbettano come te? Ba ba ba ba Barbara Ann!
Sì, sì ridete, ridete pure, ma nessuno sa ballare come me. Come vorrei che mi vedesse la mia pantera…io, il suo Leone, lei la mia pantera. Eccola, più bella che mai…
– Ciao Leo, mi dai la chiave?
– SSSì, ecco. Bbbbuona notte.
– Anche a te, caro
Sì, se mi vedesse ballare, forse nei suoi occhi non ci sarebbe più quello sguardo di pietà.
Finché una sera, mentre i Beach Boys messi al minimo cercano inutilmente di farlo restare sveglio, sente delle grida per la strada. Non dovrebbe allontanarsi, ma una voce di donna sta chiedendo aiuto, lì fuori il branco ha circondato la sua pantera. Leo non ha paura, l’ha fatto tante volte, come fosse sul suo Surf si precipita in mezzo, un salto e un calcio in piena viso, poi ancora una capriola e un altro e fuori gioco. Il branco arretra, sbanda è disorientato, resta solo lui, il capo, mostruoso e cattivo, il “Maiale Toro”, da affrontare. Non pensare Leo, non devi parlare, segui il ritmo… Ev’rybody’s gone surfin’. Surfin’ U.S.A., Ev’rybody’s gone surfin’. Surfin’ U.S.A.
Le gambe sono più veloci del pensiero, più veloci della parola, Leo prende velocità e poi salta, più in alto e ancora di più sopra l’onda che lo porta in cielo e poi giù per colpire. Un solo colpo, in mezzo al grugno e la bestia schianta al suolo in un grido che è insieme un grugnito. Anche Leo è stato colpito. E’ steso al suolo con la testa rotta e il sangue che cola.
– Leo, Leo, ti prego apri gli occhi!
Non c’è bisogno di parlare, Leo sente la sua pantera che lo prende fra le braccia e gli parla e un pensiero gli passa per la testa. Finalmente mi ha visto all’opera. Mi ha visto ballare. Solo per lei.
M’hai ammazzato…di emozione.