Pazzesco. Uccidere, morire per una vignetta. Assurdo. E oltre il danno, la beffa. Ora ci tocca sentire Salvini che pontifica o la Meloni che ci dà lezioni di storia. Grillo non ha ancora esternato? Aspettiamo fiduciosi l’ennesima sbrodolata di populismo. L’Islam è il male assoluto, non si può discutere con questi assassini. Ma certo che non si può. Come se qualcuno tre secoli fa avesse voluto dialogare con un giudice dell’inquisizione. E allora anche il Cristianesimo è il male assoluto?
In realtà quello di cui abbiamo bisogno è proprio maggior dialogo e maggior integrazione, per emarginare i nazisti dell’Illinois che stanno qui e stanno lì. Ma la domanda vera stasera, a poche ore dall’orrore, è un’altra. Vale la pena? Si può morire di satira? La libertà d’espressione certo, meglio morire in piedi che vivere in ginocchio d’accordo, la creatività, il testimoniare, tutto vero…ma è giusto, è sano sacrificare la propria vita per una battuta?
Luca Bottura pensa di sì e forse ha delle buone ragioni per dirlo. Ma una volta tanto non sono d’accordo con lui. Che si fottano, loro e tutti i pazzi esaltati come loro. Siamo in guerra e le guerre si fanno con i cannoni. E’ vero che si dice che la penna ne uccide più del cannone, ma per gente così, non so voi, ma io preferisco il cannone. Ho scritto spesso sul blog che il modo più autentico per prendere la vita sul serio è provare a riderne. E sapete quanto mi piaccia scrivere minchionerie, anche su argomenti seri. Ma di fronte a follie di questo genere non vale il motto “una risata vi seppellirà”, perché qui la risata ha sotterrato davvero qualcuno. Esistono alcuni validi motivi per dare la vita, ci sono valori per cui vale la pena metterla a rischio. Ma per una risata no.
Eppure io non me la sento di dire che sono morti per niente. Loro lo sapevano che rischiavano, perché erano nel mirino da tempo, erano stati minacciati eppure hanno fatto il loro lavoro fino in fondo, ad oltranza. E non è solo “per una vignetta”, come dici tu, è per il significato che sta dietro ad un lavoro come il loro. Sono morti perché ci credevano, perché per loro la libertà di poter dire, di poter mettere in discussione, di non sottomettersi al luogo comune, di non piegare la testa di fronte al potere e alle manipolazioni religiose, ecco, per loro tutto questo valeva la pena del rischio che correvano. Loro non sono morti per una vignetta, sono morti per difendere un principio che nel passato è stato calpestato, ignorato e combattuto da chi deteneva il potere e che poi a gran fatica chi ci ha preceduto si è conquistato. Ci sono voluti molti morti prima di loro per ottenere ciò di cui noi oggi, spesso ignari e inconsapevoli, possiamo godere. Parlo della libertà di dire, di esserci, di pensare. Non è scontato tutto questo, non lo è!! Oggi si stanno facendo dei passi indietro spaventosi in tal senso. Ed è importantissimo che si capisca quanto i motivi per i quali queste persone sono morte sono importanti, fondamentali perché una società civile cresca e continui a rimanere tale. Loro sapevano dare la giusta importanza al loro lavoro proprio perchè erano minacciati di morte. Ce l’avevano nel cuore e non si sono tirati indietro. Non biasimiamoli solo perché la maggior parte di noi non ne avrebbe il coraggio o peggio, nemmeno sa capire il perché sono morti. Io li rispetto e spero con tutto il cuore che se la libertà di noi popoli che vorremmo ritenerci civili verrà messa in discussione, come sta effettivamente accadendo, non ci mettiamo a discutere sul valore delle persone che questa libertà l’hanno difesa fino alla fine e per essa sono morti. Loro hanno usato gli strumenti di una società civile, sono rimasti coerenti con il loro modo di essere, ovvero persone civili. Chi li ha uccisi non riconosce questi strumenti. Se è necessario difendersi dalla barbarie, ci si difende con i mezzi consoni al caso, su questo sono daccordo con te. Perdona se mi sono dilungata, ma non ho trovato parole più sintentiche.
La trasmissione di pensiero prosegue… Oggi pomeriggio ho messo questa stessa immagine come copertina della mia pagina facebook…
Perdono per cosa, hai fatto un commento bellissimo! Del resto ho messo il link al blog di Bottura perché ci sono ragioni valide per condividere la loro scelta ed i motivi che elenchi tu ne sono la prova. Ma io parto da un altro punto di vista, quello del Manuale dell’arte della guerra (perché, ribadiamolo, siamo in guerra), che dice che vanno fatte le battaglie che si pensa di poter vincere. Ma con lo strumento “satira” quella è una battaglia che non vincerai mai. Anzi, il risultato è quello di aumentare le distanze e dare voce agli estremisti dell’una e dell’altra parte. Quindi certo che non sono morti per una vignetta e lungi da me il disprezzare i loro obiettivi e le loro finalità. Il mio dubbio resta sugli strumenti di questa lotta.
E perché ancora non siamo amici di FB??? 🙂
Il fatto che siano stati colpiti proprio dei vignettisti dimostra che la satira, ovvero la libertà di parola più dissacrante, più irriverente e più concreta è un’arma potentissima. E’ tipico di chi gode di una libertà non riconoscerne il valore. Il modo di usare la parola è fondamentale; loro sno morti ed i popoli civili hanno perso una battaglia, ma se siamo consapevoli del perché sono morti non possiamo perdere la guerra. Capire che sono stati presi di mira proprio loro e non una qualche altra istituzione o obiettivo publico, significa riconoscere la forza strategica che la satira ha nel divulgare consapevolezza e civiltà. Non capire questo e limitarsi a guardare allle conseguenze nefaste di una singola battaglia significa non avere una visione d’insieme di quello che sta succedendo. E se non si riesce ad avere una visione d’insieme è facile che il nemico arrivi alle spalle e ci faccia fuori. Sempre rimanendo in tema di guerre da combattere, fa parte della strategia non affrontare il nemico di petto quando non si riesce ancora a capire bene dove sta appostato. Per quel che ne sappiamo le cellule terroristiche analoghe a quelle che hanno colpito a Parigi possono essere ovunque, come anche solo dislocate in pochi punti strategici. Capire che cosa e dove vogliono colpire è fondamentale. Sottovalutare l’importanza del potere di divulgazione significa mettersi nelle mani di questi imbecilli invasati. Non sottovalutiamo il potere della parola, dell’informazione, della divulgazione di verità. Questi sono i nostri i punti di forza di una società civile ed è per questo che loro hanno colpito lì.
Forse hai ragione tu. Però guarda agli effetti…la satira ha ribadito il principio della libertà di espressione, che non si può e non si deve fermare di fronte ai fondamentalisti. Loro sono morti per questo. Ma cosa ha aggiunto la loro morte al principio che volevano affermare? Non ha convinto di più noi che già ne conoscevamo l’importanza, non ha convinto loro, anzi ha aumentato le distanze, ha radicalizzato le differenze. E in più ha ridato voce agli estremisti. Non lo so. Sul serio, non saprei dirti quale sia la via migliore
No comment. Libertà e cannoni…
Tu giudichi la questione in base a quello che è successo fino ad ora; quello che è accaduto probabilmente era prima o poi inevitabile, perché lo sappiamo tutti che da un po’ di tempo l’integrazione di una componente mussulmana sempre più consistente in Occidente non è mai avvenuta. E’ accaduto ciò che si presentiva da un po’ ed è accaduto nel modo più crudo e violento; ròba che ha socnvolto molti, ma che ti assicuro ha lasciato indifferenti altri. O peggio, hadato modo a qualcuno di speculare politicamente. La gente non si smuove finché non gli mettono una bomba sotto il sedile della metro dove stanno seduti. Questo un po’ mi fa incazzare. La partita è appena cominciata e adesso sta all’intelligenza collettiva andare avanti nel modo meno dannoso per tutti; ed è questo che mi preoccupa. Mi preoccupo sempre quando le decisioni vitali sono in mano a noi stessi intesi come specie umana. Vedremo come riusciamo a gestire la cosa. E ci conviene gestirla al meglio. Conviene a tutti, mussulmani compresi. Meno si ricorre alla violenza e più si mantengono gli equilibri, già fragili, fermi, e più probabilità abbiamo di cavarcela. Altrimenti prepariamoci al seguito di quello che abbiamo visto a Parigi.