Sogno di una notte di fine inverno

E così fa di nuovo freddo. Magari la pianteranno tutti di rompere: il riscaldamento globale, non piove più, il buco dell’ozono, piove troppo, le alluvioni mica c’erano prima, perché fa troppo caldo, i ghiacciai poverini. Invece no fa freddo, fa troppo freddo, le scie chimiche, l’era glaciale. Cambiate troppo spesso idea! Anche io però. Sono meteorologico e un po’ meteoropatico. Molto simpatico, ma poco pratico. Un tipo atipico, come un segnale fonetico. Un anno sabbatico o un impianto eolico.

Così tiro a indovinare, ma non ci azzecco mai. Allora tiro la palla contro il muro. Ma spesso vince il muro. E infatti il muro è molto spesso e ci si para davanti all’improvviso. Siamo in motorino ora, ma riusciamo a sterzare. E continuiamo per la nostra strada. Stiamo arrivando. Ma lo sapevo che non dovevamo venire in motorino. Sto scomodo. E non so come reggermi. Non mi reggo. Il problema è che anche gli altri non mi reggono.

Tieni, prendi questi cento euro e non dirlo a nessuno. Anzi, sono troppi, ridammeli e puoi dirlo a chi vuoi. Il fatto è che tu pensi che siamo amici perché sei ricco, hai una Ferrari, un superattico ai parioli e guadagni 100 mila euro al mese. Ma ti sbagli, invece. Sarei amico tuo anche se ne guadagnassi 90 mila. Questo è molto consolatorio per me. Sai ho problemi, soffro di alitosi. A sì? Ma dai! Pensa parlando con te al telefono non me ne sono mai accorto. Io però mi chiedo, cosa ci fa qui questa libreria? Ah, ora ti riconosco…mi stai prendendo in giro! Ma io non sono stupido? La libreria non sta facendo proprio niente. Forse ti sbagli. Su cosa mi sbaglio? Sul fatto che la libreria sta facendo qualcosa? No, sul fatto che non sei stupido.

Comunque, tu inventa una storia credibile ed io farò finta di crederci. Sta a sentire, una volta, ero in Africa, appena svegliato sparai ad un elefante in pigiama. Però non ho mai capito chi gli avesse messo il pigiama. Questo sogno non porta da nessuna parte. Ma se non porta allora parto. Parto e vado via. Ma è un parto difficile, un cesareo. San Cesareo, Colleferro, Anagni, Fiuggi. Fuggi da Fiuggi! Anche perché si sta bene, ma si mangia troppo. Non ci voglio tornare mai più, mi hai detto. Mai dire mai. Anzi, mai dire mais. Nell’insalata. Lo odio. Mi si infila fra i denti, sta robba gialla, ma che siamo galline che mangiamo il mais?

E mentre noi disquisiamo sul mais, arriva il guardiano. Arriva sempre un guardiano, ma questo è grosso e somiglia ad Alberto Sordi e mi dice: A regazzì, cell’hai ‘na casa? E và alla casa! E io ci vado sì a casa. Ma non prima di aver comprato un biglietto per il prossimo concerto della Bandabardò.

 

9 thoughts on “Sogno di una notte di fine inverno

  1. I sogni sono così tutto ha un senso fino a che non ti svegli,poi arriva la razionalità e le strutture si dissolvono. Bel post sarà interessante seguirti 🙂

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