L’occasione di un viaggio non ermeneutico e quindi la forzata assenza di qualche giorno dal blog mi dà lo spunto per riportare su uno dei primi post del blog. Una cosa scritta quasi dieci anni fa, che ai suoi tempi addirittura vinse uno di questi minchionissimi premi di una altrettanto minchiona rivista on-line per aspiranti scrittori (rigorosamente minchioni, ovviamente). Ma che, a prescindere da tutto, mi aveva divertito molto scrivere. Buona lettura e a rileggerci tra qualche giorno!
E poi venne quel giorno.
Il giorno in cui tutto era diverso. Quel giorno di novembre quando le formiche cominciarono un po’ ad alterarsi. Con quel caldo che faceva loro continuavano a sgobbare, facendosi un notevole fondoschiena, mentre quelle donnine allegre delle cicale continuavano a cantare a squarciagola, neanche fosse piena estate. Eh che cazzo Lafontaine! Ma mica vale così! A questo punto, noi avremmo dovuto starcene tranquille a bere e a trombare al calduccio dei nostri formicai e quelle peripatetiche delle cicale avrebbero dovuto essere già belle che schiattate…allora? Dobbiamo scioperare anche noi? Dobbiamo scendere in piazza? Bloccare la città come fossimo blechebloc? Guarda che non ci mettiamo niente, eh! Tanto il passamontagna nero neanche ci serve! Scesero in piazza miliardi di formiche, secondo la questura però erano centinaia di milioni.
A quel punto davvero qualcosa sembrava diverso. Ma era una sensazione sbagliata. Non c’era qualcosa di diverso. Era tutto completamente diverso. Gli uomini…
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C’è molta meno minchionaggine di quanto tu dica…