Perché ce l’hai con i 5 Stelle?

Così mi ha chiesto l’altro giorno un mio amico pentastellato. A parte che rimango sempre sorpreso quando qualcuno prende sul serio le minchionerie che scrivo su FacciaLibro (voglio dire, ho un’immagine del profilo con un boccale di birra da un litro, ma che altro devo fare per indicare che lì è puro cazzeggio? Mi devo fare una foto con un imbuto in testa?), la verità è che invece non ce l’ho con nessuno. Certo, al di là delle minchiate che scrivo lì, al di là del fatto che molti di loro siano animati dalle migliori intenzioni, i loro modi di fare, i loro modi di pensare mi ricordano tanto un’altra cosa. Ma chissà, magari mi sbaglio.

Si autoproclamano il partito degli onesti. E ammettiamo pure che sia vero. Ma l’onestà è una dote individuale (importantissima, fondamentale), che però non è e non può essere un discrimen per stabilire se uno è in grado di ricoprire un ruolo di guida nel Paese. Chissà, forse anche Hitler era onesto. Ma sapete perché non sappiamo se Hitler fosse onesto o no? Perché non ce ne frega un cazzo. Perché se sei una merda d’uomo, se hai idee orrende, me ne sbatto altamente se sei onesto o se rubi.

Sono il partito della democrazia diretta, quella dell’uno vale uno, che salta le intermediazioni perché fa scegliere direttamente la gente. Il guaio è che quando è chiamata a scegliere, la gente sceglie sempre Barabba. Qualcuno mi ha detto che tutto sommato pazienza se un povero Cristo finisce in croce, l’importante è che manteniamo la libertà di scelta. Certo, ma la libertà di scelta deve essere relativa a chi mi rappresenta. Io posso scegliere se sia Pilato, Erode o l’arcangelo Gabriele colui che compie la scelta. Perché io non devo necessariamente essere un esperto di diritto costituzionale o di economia finanziaria o di politica industriale. Non voglio, non posso e non devo esserlo. Invece voglio, posso e devo scegliere coloro che secondo me saranno in grado di fare la scelta giusta in tutti questi campi.

Sono quelli delle risposte facili ai problemi complessi. Fateci caso, in ogni situazione, sono quelli delle soluzioni risolutive, apparentemente semplici: ci sono i poveri? Diamo il redditto di cittadinanza. Gli immigrati? Aiutiamoli a casa loro. Non abbiamo grano, bonifichiamo l’agro pontino. Sono le discussioni dal barbiere portate a Montecitorio. Ma del resto, perché mai dovrebbero avere idee diverse, visto che è da lì che li hanno presi? Demagogia a profusione, come se piovesse, come se non ci fosse un domani. Marciare per non marcire. Il qualunquismo fatto sistema.

Sono quelli diversi da tutti, perché invece tutti gli altri sono uguali. Destra e sinistra sono categorie superate, PDL e PD meno L tutti uguali, tutti al rogo. Perché l’altro va insultato, ridicolizzato, distrutto senza pietà. La demonizzazione di chi non la pensa come noi, i toni da curva dello stadio, la violenza purificatrice dell’angelo della vendetta.  Perché ormai tutti, attraverso i social network possono mettere bocca su tutto (persino un coglione come me può aprire un blog!). E allora, considerato purtroppo che c’è tanta gente che non sta bene e c’ha tanti problemi, l’insulto corre sul filo. A quando l’olio di ricino?

Corollario dei precedenti, la necessità di seguire un leader maximo. Perché ovviamente l’uomo qualunque lasciato da solo che fa? Improvvisa, divaga, inventa! Che so, magari comincia a parlare di scie chimiche.

Proviamo a mettere insieme i pezzi del puzzle. Abbiamo bisogno di un leader maximo, di una luce che ci conduce. Le soluzioni che proponiamo sono semplici e immediate: il bianco è bianco, il nero è nero. Ecco, soprattutto il nero. Un po’ come l’autarchia. Gli avversari politici diventano nemici, un po’ come le democrazie plutocratiche e il complotto giudaico massonico.

Solo a me viene in mente qualcos’altro? O siete ancora sicuri che questo sia davvero il nuovo che avanza? Forse sì. Almeno finché non avenzerà al passo dell’oca.

6 thoughts on “Perché ce l’hai con i 5 Stelle?

  1. Condivido la tua analisi, aggiungerei inoltre che non apprezzo l’idea di una democrazia referendaria, una democrazia espressa a colpi di sì o no. È in contrasto con quello è il concetto di democrazia che si è evoluto dai tempi dello stato liberale sino ad arrivare a quello moderno. Non mi si citi l’antica Grecia: quella era una democrazia ristretta e limitata. La democrazia moderna è frutto della mediazione, della discussione. Per questo il parlamento deve essere sovrano. La domanda è: ma questo parlamento, con Razzi e Scilipoti? No, ma è per questo che dovremmo selezionare più accuratamente la nostra classe dirigente, su questo sono d’accordo.
    Ma c’è un problema di connivenza tra la società civile (o parte di essa) e la classe politica (o parte di essa). Ma questo apre tutto un altro discorso.

  2. Lucida lettura. Ho le tue stesse perplessità sull’onestà che rende capaci di governare e le tue stesse paure sui rischi della gogna inflitta dagli onesti come sinonimo di efficacia. Buona giornata!

  3. La connivenza è assolutamente certa. Abbiamo i politici che ci meritiamo! Riguardo l’antica Grecia poi, Atene, culla della democrazia non è che avesse il suffragio universale…

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