Ritorna questa domanda, che chi mi segue da un po’ mi ha già sentito proporre. Scrivevo un po’ di tempo fa che Kant parte da qui per scrivere le sue Critiche della ragione: “cosa ci è lecito sperare” per lui significa interrogarsi su cosa, secondo la nostra ragione, sia consentito, legittimo, ragionevole aspettarsi. Su cosa sia opportuno, corretto, onesto confidare. Così secondo lui si delineano i confini della ragione, oltre i quali non si dovrebbe andare.
Ma “cosa ci è lecito sperare” è secondo me un paradigma che va al di là della semplice comprensione delle cose. E’ la domanda che riguarda i rapporti con le altre persone, con gli amici, con la persona che amiamo, con noi stessi. E’ la domanda sulla nostra vita, sul futuro, sul perché stiamo su questa terra e cosa ci stiamo a fare. Sono anni che ciclicamente si ripresenta nella mia vita, mascherata nelle situazioni più diverse, nascosta ma non tanto da non essere chiaramente riconoscibile. Ritorna come domanda senza risposta.
Ma come spesso accade, a volta la risposta non viene, semplicemente perché la domanda è sbagliata. La speranza non può avere un oggetto lecito. Non può, per sua natura, limitarsi a ciò che è consentito, legittimo, ragionevole, opportuno, corretto, onesto. Chiedersi questo significa non credere fino in fondo in ciò che speri.
Non possiamo sempre avere ciò che vogliamo (come cantavano anche gli Stones!), ma possiamo essere ciò che vogliamo. E per questo la nostra speranza può anche andare al di là del lecito. Con gli amici, con le persone a cui teniamo, con il nostro amore, con noi stessi: decidiamo noi chi vogliamo essere. E’ per questo che non possiamo limitare la nostra speranza. E’ per questo possiamo sperare l’oltre. O detto in altre parole, l’al di là.
E ora abbracciami forte e balliamo.
Non ti arrendere, ci siamo noi. Non ti arrendere, non abbiamo bisogno di niente. Non ti arrendere, da qualche parte c’è un posto a cui apparteniamo. Riposati, ti preoccupi troppo, andrà tutto bene. Quando i tempi si fanno duri, pensa a noi, non cedere, per favore, non arrenderti…don’t give up, please, don’t give up.
Ho scritto un post tempo fa “cose che vorrei” usando questa stessa canzone e forse anch’io mi sono posta la tua stessa domanda (d’altra parte l’immenso Peter rende ispirati 🙂 )
La via ė nel mezzo tra lo sperare e il disperare. Non ha senso disperarsi,in fondo il pre – occuparsi significa vedere prima che gli eventi avvengano qualcosa che si teme e si offre il fianco alla paura e all’ansia. Chi invece spera eccessivamente, perdendo di vista la realtà, soggiogato dall’illusione podrebbe delegittimare la necessità di poggiare i piedi per terra e non perdersi in illusioni. Sperare ė lecito per costruire buone azioni. La verità ė nel mezzo con la mente del cuore.