Resoconto semiserio (ovvero minchione) di un viaggio a Monaco

Sentivate la mancanza di un bel resoconto minchione di una qualche località europea? E su, non fate i timidi, lo so che ne sentivate la mancanza! Dunque, quest’anno abbiamo optato per Monaco. Nonostante abbia bazzicato spesso il suolo tedesco, non c’ero mai stato e la curiosità era ben riposta, perché la città vale davvero la pena, il tempo è stato clemente (un solo giorno di pioggia), la birra abbondante, la compagnia sempre molto piacevole.

Vi dico subito qual è la cosa che mi ha impressionato di più. Sembrerà un dettaglio, una cosa fra le altre, ma in realtà secondo me ha un alto, direi altissimo valore metaforico, che indica chiaramente quale sia il loro stile di vita, la loro filosofia, il modo di pensare. Parlo dell’accesso alla metropolitana. Girando l’Italia e l’Europa vedi un po’ tutto: barriere, tornelli girevoli, sportelli che si aprono. A Monaco non c’è nulla. Non ti accorgi nemmeno di essere passato dalla zona antistante a quella interna, perché non c’è niente che divida l’una dall’altra.

Quindi non solo ogni fermata dell’autobus e della metro ti informa in tempo reale e con una precisione quasi fastidiosa indicando il minuto esatto in cui passerà il prossimo mezzo, non solo la rete ferro tranviaria è probabilmente più fitta di quella di Londra o di Parigi, ma non c’è nessun ostacolo all’entrata. In compenso, in tre giorni e mezzo abbiamo incontrato due volte i controllori. Gentili, direi quasi gioviali, ma assolutamente determinati a far pagare i 60 euro della multa prevista per chi era sprovvisto del biglietto (ovviamente solo stranieri).

E non ci nascondiamo dietro i soliti stereotipi del tedesco tutto ordine e disciplina: ovviamente l’educazione e il senso civico c’entrano, ma ormai sono una società multirazziale molto più di noi. E’ pieno di gente di ogni razza e colore. Semplicemente hanno un sistema che oltre a dare le regole, controlla che siano rispettate. Sarebbe tanto difficile esportarlo anche qui? Chi lo sa. Io so solo che a settembre ho fatto l’abbonamento della metro annuale a mio figlio e fino ad oggi mi dice di non aver mai incontrato nemmeno l’ombra di un controllore. Lascio a voi qualsiasi altra considerazione.

Passando al resoconto vero e proprio, quattro giorni, se vi limitate alla città, vanno più che bene. Noi siamo anche andati una mattinata a Dachau (30 km, un’oretta fra metro e bus) e una giornata a Fussen (100 km, un paio d’ore di treno) a visitare il castello di Neuschwanstein (quello della Disney, per intenderci), quindi forse qualcosa della città ce la siamo persa. Ad esempio non siamo stati alla Allianz Arena o al Museo della scienza e della tecnica che dicono valga la pena visitare, ma insomma tutto non si poteva fare. E poi, prima o poi, ci torneremo!

Non vi sto ad elencare le piazze, i monumenti e le Chiese che abbiamo visitato. Sono quelle che troverete in qualsiasi guida della città. Se però andate a Monaco quello che non può mancare è un passaggio alla Hofbrauhaus, probabilmente la birreria più famosa del mondo: con i suoi 5000 posti a sedere (ci lavorano oltre 300 persone!) è una specie di Oktober Fest permanente. Trovare posto (soprattutto se siete in 8 come noi) non è semplicisssimo, però vale assolutamente la pena: birra ottima, wurstel e stinco di maiale fantastici, prezzi ragionevoli. Unica avvertenza: non hanno bicchieri più piccoli di quelli da un litro!

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19 thoughts on “Resoconto semiserio (ovvero minchione) di un viaggio a Monaco

  1. Monaco è la mia città. Ci posso fare poco, ma la amo. Io mi ci immergo e ci sguazzo in quel posto.
    (e l’ho raccontato un po’ di volte sul blog).
    Comunque ho un parere contrastante (diciamo il Minority Report del caso) sulla HB – la birreria: secondo me hanno una buona birra, fresca e leggera (grazie anche allo spillaggio costante), ma la migliore che ho bevuto in città è la Augustiner Am Dom. Vince 10 – 1 contro la HB.
    Gusti personali, sia chiaro, ma la Augustiner è una vera prelibatezza.

  2. Senza dubbio! Sono stato anche lì e la birrà è migliore, ma la HB è un’attrazione di per sé, in fondo anche un po’ pacchiana, ma una volta nella vita va vista, anzi vissuta!

  3. Certo che bisogna andarci. Anche solo per la “storia” che si porta dietro.
    Io, perché sono malato di storia, sono andato nel retro, sulla parte superiore perché è proprio là che un certo tipino con i baffetti faceva i discorsi.
    Ah, sei stato a berti l’Augustiner?! Ottimo, ottimo.
    Devo ritornare a Monaco.

  4. Ahah bellissima l’immagine! A Monaco ci sono stata molti anni fa e mi era piaciuta molto, ci dovrei tornare però. Questa cosa della metro l’ho notata anche a Berlino e a Vienna e non abbiamo mai trovato controllori, un giorno oltretutto è stato annunciato un guasto (nella metro di Vienna) e tutti sono scesi senza dire “a”, con molta calma. Infine gli orari precisi dell’arrivo del bus ci sono anche in città italiane, tipo a Verona 🙂

  5. Infatti! Voglio tornarci anche io. Avevamo un albergo un po’ fuorimano: ottimo rapporto qualità/prezzo, ma ci ha fatto perdere un bel po’ di tempo. Soprattutto l’Allianz Arena mi è rimasta qui. Tu ci sei mai stato?

  6. Io non sono mai stato all’Allianz. Ma io soggiornavo in un ostello della gioventù vicino alla stazione

  7. La qualità della vita, quel che ci manca. La serietà delle regole …dove ognuno é responsabile di quello che fa.
    Qui ci ci vorrebbe il controllo sui controllori….ma chi controlla é sempre amico di qualcuno, parente o tesserato…non se ne esce proprio…

    Va beh…dai, che mi vien la tristezza …

    grazie di questa condivisione. E prima o poi viaggerò anche io verso Monaco .spero…

    Un saluto
    .marta

  8. Sì ne sentivo la mancanza! Non sono mai stata a Monaco, non mi ha mai nemmeno incuriosita, nel senso non più di altre capitali europee, ma chi lo sa,magari ci capito 😉

  9. Anche io in Germania ho notato la perfezione quasi fastidiosa nell’indicare coincidenze e orari dei mezzi pubblici. Niente a che vedere con la nostra realtà italiana!

  10. Anche negli aeroporti, mai chiedono un documento, solo la carta di imbarco. Io vado in Franconia tre giorni al mese per lavoro in un’azienda dove, mi hanno spiegato con orgoglio, lavorano persone provenienti da 52 diverse nazioni. Io non saprei neanche enumerarle 52 nazioni! E la birra…

  11. Quando ci andai anche io rimasi colpito dall’assenza di tornelli. La prima volta mi ero incamminato aspettando di trovarli ed ero arrivato sin sui binari e son dovuto tornare indietro per obliterare perché avevo saltato la macchinetta.

    Anche qui a Budapest non ci sono tornelli ma a ogni scala ci sono però dei cerberi che non ti fanno passare, quindi in realtà i tornelli ci sono ma sono fatti di esseri umani. Un buon antidoto alla disoccupazione!

  12. Ho frequentato la Germania per lavoro in lungo e in largo e diverse volte per turismo. Ogni volta apprezzo tutte le cose che hai detto e ci torno sempre volentieri. Non mi sono nemmeno fatto mancare il “Puttan Tour” nel quartiere preposto alla periferia di Monaco. Anche lì sono avanti. Se non lo sai e non li cerchi non li trovi. Noi avevamo una valida guida… interessante l’organizzazione e l’ordine anche in quello. Si partiva da un o stabile dedicato ad un pubblico meno abbiente, ma pur sempre dignitoso (credo che lì paghino le tasse e siano controllate dal punto di vista sanitario; poi si passava da stabili intermedi dove la qualità estetica delle signore saliva di pari passo fino ad arrivare all’Allianz Arena del settore… tutti calibri da Champions League con all’ingresso il listone delle carte di credito accettate. Ovviamente, come si dice sempre in questi casi: non ci sono andato, mi ci hanno portato, anche se so che non mi crederai…

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