Non volevo scrivere nulla sulle vomitevoli vignette di Charlie Hebdo. Come la penso sulla presunta onnipotenza della libertà di espressione l’avevo già scritto in questo articolo. e mai nella vita mi sarei immaginato di essere d’accordo con Angelino Alfano (sono cose brutte, lo so da me). Ma quello che mi manda ai matti è che mi spinge a scrivere queste quattro minchiate, è il fiorire di commenti dei vari saggi di turno che vorrebbe spiegarci che in fondo in fondo, ma sì dai, sembra no invece. Insomma che vorrebbero convincerci che la merda è cioccolata. E che la satira non deve andare d’accordo con il buongusto, che la satira serve a scuotere gli animi, che la libertà di espressione va al di là di ogni valutazione, perché la libertà non è stare sopra un albero, che loro fanno così perché non fanno sconti a nessuno, che i coglioni siamo noi perché non abbiamo capito la satira che c’è sotto, che quella vignetta è legittima perché non se la prende con i terremotati.
Purtroppo in questa categoria devo far rientrare anche uno dei miei autori preferiti: anche Pennac infatti ha sentito il bisogno di farci sapere che, sì forse è una vignetta idiota, però lui si sente di difendere la loro libertà di dirla. Ma perché? Perché avete questo bisogno masochistico-erotico di difendere l’indifendibile? Lo fate per farvi dire quanto siete fichi? Perché non siete d’accordo con loro però morireste…state sereni, Voltaire questa gran cagata non l’ha mai detta. Probabilmente non se l’è mai neanche sognata.
Se avete questa necessità di legittimare uno che pensa sia fico scoreggiare in pubblico (in fondo, come ha detto il direttore del Vernacoliere in questo articolo anche quella potremmo considerarla una certa qual forma di libertà di espressione) spiegateci cosa ne pensereste di uno che si mettesse a fare un comizio pubblico sulla superiorità di una razza e la legittimità dello sterminio delle altre. Oppure che volesse argomentare la ragionevolezza dell’infibulazione o la validità dell’eugenetica o i vantaggi economici per i paesi sottosviluppati del turismo sessuale o del traffico di organi. Perché anche in quel caso, se ci pensate, si tratta di libertà di espressione.
Forse la verità, la più triste di tutte, è che questi pennivendoli, tirando fuori i più triti e ritriti cliché sull’italiano pasta, mafia (e manca il mandolino), sono riusciti nel loro intento primario: vendere qualche copia in più, attirare su di sè l’attenzione, bene o male purché se ne parli. Alla faccia dei grandi intellettuali paladini della libertà che si sono sentiti in dovere di scendere in campo per difenderli. E che si sentono molto soddisfatti di sè per questo. Chissà, dopo un lungo percorso, anche loro forse si sentono arrivati…
Bravo da applauso. A questo punto posso dire tranquillamente “Je ne suis Pas Charlie Ebdo, Je suis un cojon “.
(O dovevo scrivere “une cojonne o cojonneuse? Confesso la mia ignoranza sul coglione frandese)
Forse coglioné! 🙂
Detto tra noi, tra pochi minuti è Domenica, manca solo il Papa a parlare di questa faccenda e saremo al completo. Scopo pubblicità raggiunto, da oggi siamo tutti più distratti visto che si parla molto di un giornaletto e poco delle vittime e di quel che sarà del nostro paese, e di tutto il resto. Sull’argomento cattivo gusto parere condivisibile, non capendo bene la satira mi affido a chi ne sa più di me, avendo l’impressione che molti la difendano a priori solamente perchè da molti considerata espressione di una specifica posizione politica. Solo una mia impressione, non oro colato.
Un post da applausi scroscianti . Sottoscrivo tutto, pure la veemenza con cui l’hai scritto. Sai che quando scrivi così, da incazzato, sei ancora più bravo? 😊😘
Grazie, grazie! 😎
A Romolè, i francesi non usano il gl
E va be’…però a volte lo sono lo stesso! 😂
Avevo già dato ma ri-sottoscrivo, compreso il titolo…donne è arrivato l’arrotino…ombrellaio…
Rifacendomi al commento di Clipax a volte ho la sgradevole sensazione che gli addetti ai lavori insistano su un argomento proprio per distogliere la nostra attenzione dai problemi più gravi. Ma è solo una mia impressione…
Si sono sentite una marea di opinioni a riguardo, e sicuramente hanno scosso gli animi con queste vignette… più che gli animi, i nervi… penso ci siano ben altri modi per far riflettere…
Bel post!
La libertà d’espressione viene sempre più confusa con quella di offendere, più pesantemente che si possa. Sinceramente, è stato del tutto normale che gli islamici si offendessero per gli attacchi gratuiti alla propria religione; non altrettanto, è chiaro, che qualcuno di loro andasse a far fuori i giornalisti. In ogni caso la satira è altro, se la prende con i potenti e non con le loro vittime: in un altro commento, mi pare su Circolo16, ho proposto un esempio di vera satira legata al terremoto – non sul terremoto – che avrei apprezzato. Lo ripropongo qui.
Renzi porta una gigantesca corona di fiori che occupa quasi tutta la vignetta, sul cui sfondo si intravedono le macerie.
Un passante, rivolto al presidente: “Lutto nazionale?”
Renzi: “No, camouflage”.
Ti dico, un attimo a riflettere su quale sia li limite delle cose ce l’ho passato anch’io, ma quando ho sentito la “sicurezza” di chi dice che noi non abbiamo capito, comprendo che coglione è chi non si pone mai dubbi convinto della propria (presunta) superiorità. Alla fine quella vignetta è stupida. Punto.
Mah, io so solo che qualche anno fa era tutto un fiorire di “Je suis Charlie”.
Tutti “Je suis Charlie”, con le credenze degli altri.
A me invece la satira non da fastidio, a scopo ridere posso capire addirittura un comizio sulla superiorità della razza [klingon], figuriamoci una vignetta che, a parte scherzare sul dolore reale di esseri umani, mi ha fatto quasi un po’ ridere per quanto era ingenua e stupida.
In fin dei conti sono quindi schierato pro-satira senza limiti. Queste vignette del cappero sono un prezzo che pago volentieri per continuare a sperare che qualcuno si prenda carico di sbeffeggiare i potenti e gli stupidi senza remore né limiti (le religioni, per esempio, il sistema economico e le multinazionali, gli stati e le nazioni, gli intellettuali, le mode).
Se invece c’è chi sbeffeggia i potenti e gli stupidi mantenendosi nei limiti della buona creanza, beh, avvisatemi. Perché credo che si finisca presto in un conflitto di interessi piuttosto aggrovigliato, e io non voglio rinunciare alla satira per salvare il buon gusto.
Parere mio eh 🙂
Taglio
Bravo, bravo bravo. Oh! Parole che valeva la pena di leggere, finalmente. Non foss’altro che per la fantasticissima foto finale. 😀
per me, invece, la definizione del limite è talmente difficile e soggettiva che non opto per mezze misure: satira senza limiti. è rischioso? sì, lo è. ma d’altronde, non esisterà mai una satira che non colpisca una per quanto esigua fetta di popolazione, toccando sentimenti profondi, scherzando sul dolore. non esistono mezze misure: o si vieta, o si lascia libera. il rischio nei confronti della libertà di pensiero (non solo di espressione) nel primo caso non solo è forte, ma vedo conseguenze disastrose. nel secondo, il rischio è che la satira, passami l’espressione, “non venga compresa”, non venga accettata come tale da tutti.
trovo quindi in questo senso molto interessante la riflessione di gaber sulla definizione di satira, su cui azzardo una mia personale lettura (sempre ricordandone la soggettività, ovviamente): la satira è tale quando, a livello meta-comunicativo, lo è genuinamente nelle intenzioni del creatore.
si apra il dibattito 😉