L’avarizia

Seconda puntata del viaggio in compagnia con Tiffany lungo i sette vizzi capitali. Oggi vi diciamo la nostra sul vizio di Paperon de Paperoni (ma mica solo lui!)

Lui. Nessuno dirà mai di essere avaro. L’avarizia fa proprio brutto! Forse neanche a noi stessi ammettiamo questo vizio. E’ un po’ come togliersi le caccole dal naso…dai, non si fa! Poi magari in bagno mentre nessuno vede o al semaforo quando siamo distratti. E poi ci ritroviamo lì, con questa roba fra le dita che non sappiamo bene dove mettere (ma sul serio qualcuno la mangia? Dai, no, non ci credo). Ecco, l’avarizia è un po’ così. Nessuno la confessa o la approva, ma poi a volte succede che quando nessuno ti vede o anche solo per distrazione, se siamo onesti con noi stessi, dobbiamo riconoscere che in quella situazione non siamo proprio stati splendidi. Che avremmo potuto fare o dare di più e meglio.

Lei. Giusto. Anche se devo confessare che nella realtà fenomenica da me sperimentata posso riscontrare tendenzialmente 3 figure: (il bello, il brutto e il cattivo. No!) il generoso, il neutro e il tirchio. I generosi – inutile a dirlo – sono persone rare e meravigliose, a cui non si può non volere bene; generalmente si vestono di un sorriso che prende tutto il viso fin su agli occhi e di una carezza di moneta sonante dispensatrice di caffè, regali e felicità. Categoria: non plus ultra. Poi ci sono quelli come me, neutri, senza infamia e senza lode. Non hanno particolari slanci di prodigalità nei confronti del prossimo, ma “sanno fare il loro”, che nella loro ottica corrisponde al giusto: oggi tocca a me, domani a te, è il compleanno offro da bere a tutti, siamo in ferie spendiamo e ci godiamo la vita, dobbiamo comprare casa tagliamo il superfluo e le elargizioni non dovute. Categoria: anonimato puro. E infine ci sono gli avari, gli spilorci, i cc.dd. micragnosi; popolazione – ahimé – altrettanto ben nutrita. Quelli che… quando è ora di pagare il conto si alzano per andare in bagno; quando si anticipa per un regalo non ti ridanno mai i soldi; quando si trovano spalle al muro soffrono in modo corporeo, manifestano sudori freddi, viso pietrificato e movimenti al rallentatore. Categoria: non tollerabile (preferisco le caccole al naso di cui sopra).

Lui. Però davanti agli altri nessuno lo ammetterà, anzi dichiarerà sotto giuramento di essere la persona più generosa del mondo. Tutt’al più diranno di essere oculati. E questa secondo me è una cartina da tornasole per scoprire l’avarizia. Quelli che godono a raccontarti di quanto hanno pagato poco quella cosa, di come hanno risparmiato in quell’altra, di come si spende poco in quel ristorante o in quel negozio, sta tranquillo che hanno qualche problema di avarizia. Che poi la cosa non si ferma certo alle cose. Anzi! Ci sono persone che non hanno proprio il concetto di proprietà, perché troppo poveri o troppo ricchi, ma sono comunque vittime dell’avarizia dei sentimenti. Quelli che non riescono a dare e darsi agli altri, per timore di perdere qualcosa. E di nuovo ecco la paura, che penso sarà una costante in questi sette capitoli. L’avaro ha paura di perdere qualcosa di suo e allora ammassa e mette da parte per i periodi di siccità. Così però non si gode quei beni che tanto vorrebbe preservare. Non coglie l’attimo, tranne poi pentirsene quando forse diventa troppo tardi.

Lei. Ecco, se guardiamo queste tipologie nella loro interrelazione dinamica succede una cosa strana:

  • il neutro prova un fastidio fisico nei confronti dell’avaro (va contro il suo senso di giustizia) e una sorta di venerazione verso il munifico (dona con naturalezza e senza aspettative);
  • il generoso si relaziona bene con l’intermedio e tollera con rassegnazione lo spilorcio. È un inguaribile personaggio positivo;
  • l’avaro è convinto che siano entrambi stupidi: l’uno combatte contro i mulini a vento, l’altro si fa fregare senza dignità.

Ora ditemi: non è che ha ragione Romolo.. hanno davvero solo a che fare con il vile denaro?

avarizia-zio_paperone

 

6 thoughts on “L’avarizia

  1. Alle superiori c’era uno che si metteva sempre le dita nel naso… era stato soprannominato “Ristorante la caccola” e non aggiungo altro.

  2. “Siamo spiacenti, ma non possiamo concederle il mutuo da lei richiesto in quanto non ci ha fornito sufficienti garanzie”.
    “Ma è quello per la pensione anticipata…!”.
    “Eh… vada in pensione normalmente…”.
    “…ma l’età prevista è 295 anni e 4 mesi…!”.
    “Guardi, allora faccia così: esca qui fuori, svolta in via Larga, quando passa il 23 taches al tram…”.

  3. C’è anche chi fa il munifico coi soldi degli altri, di manica larga in pubblico e sfruttatore delle formichine in privato: preferisco allora il sano parsimionioso, che non elargirà a destra e a manca, ma almeno vive del suo e non si accolla a nessuno.

  4. Le tipologie delle interrelazioni sono proprio vere… però non so chi è peggio chi è avaro di portafogli o chi lo è di sentimenti.

    All’asilo con me veniva un bambino che le caccole se le mangiava e faceva questo a ripetizione senza fermarsi mai (forse da qualche parte lo sta ancora facendo).

    cavoli mi hai dato lo spunto per un possibile post!

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