Ogni sera a frugare nelle tasche del vestito, tirando fuori sempre le stesse cose, ma anche oggetti inaspettati, nascosti e dimenticati lì negli angoli più lontani. Oggetti preziosi, che hanno avuto un peso, un’importanza che poi è evaporata via nei giorni che passano lenti o negli anni che volavano veloci. In quelle tasche ci sono i tuoi oggetti quotidiani con la loro presenza costante, silenziosa o illuminata, ma sempre rassicurante, come un percorso noto, di cui conosci l’inizio e la fine.
Ma proprio per questo ti ritrovi stupito a chiederti come ci sia finito, in quelle stesse tasche, quell’oggetto lì, che non ricordavi più di avere, che forse ti stupisci di aver mai avuto, tanto è ormai distante da te. Al punto da chiederti se sei stato davvero tu ad infilarlo nelle tasche o non sia stato piuttosto lo scherzo di un bambino dispettoso, che annoiato durante un lungo pranzo di famiglia si è divertito a mettere oggetti strani nelle tasche dei vestiti dei commensali.
Rigiri fra le mani quel che trovi nelle tasche, come quell’album con un fenicottero rosa in copertina che avevi comprato in un pomeriggio di sole da Ricordi a via del Corso. E ti ritrovi a ridere da solo, ripensando a quel pomeriggio e a quel tipo che somigliava tanto a un personaggio di Verdone che ti aveva attaccato un bottone parlando di cose inutili e noiose e alla fine, per divincolarti e fuggire via, avevi fatto finta di essere tedesco e avevi tirato fuori dalle tasche quel vocabolarietto italiano tedesco. Ma come c’era finito nelle tasche?
Ah sì, studiavi il tedesco o almeno ci provavi, perché ti eri invaghito di quella fanciulla teutonica con gli occhi verdi come una foresta illuminata dalla luna. Ma è possibile quindi che dentro quelle tasche ci trovi anche un pezzo di luna?
Forse è proprio così. Perché in realtà non stavi frugando nelle tasche, ma dentro i tuoi ricordi.
Dolce.
Uno dei posti più grandi e disrodinati in cui frugare; ma è anche questo il bello, a patto che siano belli i ricordi cui attingere.