Spingendo un elefante su per le scale

A volte facciamo cose senza senso. E perché le facciamo? Forse perchè all’inizio sembravano fichissime e sembrava che un senso ce l’avessero. Magari nascosto, magari che sarebbe venuto fuori col tempo. Oppure perché ognuno di noi è un po’ Don Chichotte e lottare contro i mulini a vento ci piace un casino. Perché saranno anche mulini a vento però vuoi mettere correre a per di fiato con la lancia dritta contro il bersaglio e corri, corri…ma ‘ndo cazzo corri?

Facciamo cose senza senso perché le abbiamo sempre fatte. O forse perché altri le hanno sempre fatte prima di noi. E siccome abbiamo visto altri farle, ci è sembrato giusto proseguire nella scia. Il problema è il tempo che passa, che non è una variabile indipendente. Magari quando le facevano gli altri quelle cose un senso ce l’avevano. Un senso che ora non esiste più. E noi come quei Giapponesi negli atolli del Pacifico continuiamo la nostra guerra contro un nemico che non esite più.

A volte continuiamo a fare cose senza senso semplicemente per non ammettere che stiamo facendo una cazzata. La costanza nell’errore è un male generalizzato. Molto spesso, troppo spesso, chiamiamo coerenza quella che è semplice testardaggine: la dote dei somari.

Perché come i somari ci impuntiamo senza motivo e ci rifiutiamo di andare avanti. Tutto intorno a noi ci dice che sarebbe meglio procedere, che voltare pagina non è solo utile, ma anche sano. Il problema, come sempre, è che siamo bravissimi a capire le cose senza senso che fanno gli altri…Ma ora vi lascio. Devo ancora riportare al piano di sopra l’elefante. In ascensore non c’entra, mi toccherà rifare le scale.

I’m pushing an elephant up the stairs
I’m tossing up punchlines that were never there
Over my shoulder a piano falls
Crashing to the ground

10 thoughts on “Spingendo un elefante su per le scale

  1. Don Chiscotte e’ il mio eroe infatti. Ma non faceva cose senza senso…era coraggioso, poetico e sconsolato

  2. Eppure le cose senza senso sono quelle che mi somigliano di più. Prima le faccio e dopo mi chiedo perché le ho fatte. E poi ricomincio…un casino, Ro’! 🙄

  3. Metafora azzeccatissima, mi vengono già in mente due o trecento soggetti cui si potrebbe applicare a fini satirici – del resto, fa parte della mia natura. Faccio solo un appunto – il che fa parte dell’altra mia natura, quella del correttore di bozze non richiesto – cioè che si dovrebbe scrivere “a perdifiato”, dove “perdi-” è voce del verbo “perdere”. (Naturalmente sarà solo un errore di battitura, ne faccio continuamente anch’io…).

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