C’è ancora da imparare dalla più grande metafora della realtà che siamo stati in grado di inventare negli ultimi 150 anni? Una metafora che una volta era un gioco che faceva sognare ed ora forse solamente un business per fare i soldi? Ma andiamo con ordine.
La nostra vita è regolata da regole. Che detta così sembra una specie di tautologia, se non fosse che il 90% di queste regole sono convenzioni, valgono in un tempo ed in uno spazio limitato. Persino i dieci comandamenti, principi validi un po’ per tutti, hanno comunque un periodo e un luogo di nascita. Ma insomma, che siano principi immutabili come il decalogo o siano semplici convenzioni contingenti come il codice della strada, le regole valgono per tutti i componenti di una determinata comunità.
Saremmo persi senza le regole, anche quelle che infrangiamo, anche quelle più antipatiche, perché in ogni caso ci servono come bussole per orientarci. Perché insieme alla regole, direttamente discendenti da loro, ci sono le nostre convinzioni: quei modi di pensare, quei modi di fare consolidati da anni, che stabiliscono i confini fra ciò che si può fare e ciò che sarebbe meglio evitare.
Dalle regole e dai modi di pensare derivano gli obiettivi che vogliamo raggiungere, ma anche i sogni chiusi in un cassetto. I programmi che ci siamo fatti per il futuro, dove possiamo arrivare e come possiamo arrivarci. Ma come dice la frase del titolo del post (un vecchio proverbio yiddish), le regole sono fatte per essere violate, così come le convinzioni sono fatte per essere modificate e dei nostri progetti, dei programmi, degli schemi, il Grande Capo lassù penso si faccia grasse risate. Perché la realtà può essere spesso molto più fantasiosa della nostra fantasia. E soprattutto, se non è ancora successo, non significa che non potrà succedere in futuro. Anzi.
Potrà succedere persino di vincere al 97esimo, una partita che al 93 stavi perdendo. Il calcio, nonostante tutto resta la più grande metafora della realtà. Forse non servirà a nulla, forse non ti farà arrivare in paradiso, ma se ci credi fino in fondo, tutto si può ribaltare perché niente è così definitivo, niente è così immutabile che non possa essere cambiato. Se non è ancora successo, può ancora succedere.
Interessante… ma perché dici che dalle regole derivano i nostri obiettivi?
Le regole creano i confini, da lì si creano o modi di pensare, le consuetudini. All’interno di questo scenario fissiamo gli obiettivi, a volte anche al di fuori, oltre, ma sempre tenendo conto di quei confini, anche solo per spostarli oltre
A volte penso che la Vita sia ben oltre “quei confini”…
Certamente!
Per me le regole non sono confini, perchè se le regole non mi piacciono le supero.
Ma infatti! I confini sono fatti per essere valicati!
Questa stessa filosofia l’ho un po’ persa per il calcio, che prima seguivo tanto e ora meno, deluso da tutto il marcio che esula dalla bellezza del gioco. L’ho invece trovata nel padel, giocando: uno sport che non avrà mai grandi palcoscenici, eppure si basa sul concetto che niente è irrecuperabile, nonostante le apparenze…