E così anche queste elezioni regionali ce le siamo tolti di mezzo. Nessun risultato inatteso, se non un’affluenza ancora minore rispetto alle più nere previsioni: complessivamente nel Lazio e in Lombardia ha votato il 42% degli aventi diritto, con punte estreme come a Roma del 33%. Nella capitale 2 elettori su 3 sono rimasti a casa.
E’ vero che ormai le grandi ideologie sono tramontate, siamo di fronte ad un voto liquido, basti vedere la grande differenza tra una votazione ed un’altra, con astri nascenti che prendono migliai di voti e poi alle elezioni successive subiscono disfatte clamorose. E’ vero pure che forse in democrazie mature, quando le differenze si assottigliano perché le politiche proposte non si discostano poi le une dalle altre, non c’è più l’esigenza di identificarsi con un partito o uno schieramento. In America, da decenni ormai le percentuali di voto non raggiungono neanche lontanamente la metà degli aventi diritto, perché tra democratici e repubblicani a volte le differenze neanche si percepiscono.
Ancora non sono uscite le distinzioni per fasce d’età, sarei molto curioso di conoscere la percentuale dei votanti sotto i 25 anni. I miei due figli (21 e 24 anni), nonostante i miei rimbrotti, non sono andati a votare e a sentir loro nessuno dei loro amici ha sentito il bisogno di esercitare questo diritto/dovere fondamentale. Se penso alla mia adolescenza, quando per l’appartenenza politica si rischiava la vita e gli scontri fra chi era da una parte e chi era dall’altra lasciavano i morti per le strade, devo riconoscere che viviamo in una fase più matura, più equilibrata.
Eppure questo disinteresse, figlio del disincanto (sono tutti uguali), dovrebbe far riflettere tutti quanti. Sono convinto che la classe politica sia lo specchio della società che la esprime, quindi non credo debba partire da loro, non credo che sarebbero capaci di autorinnovarsi, neanche se lo volessero. Ma se queste forme di rappresentanza tradizionali non intercettano più i bisogni delle persone (e dei giovani in particolare), il vuoto che si crea necessariamente sarà riempito da qualcos’altro. I giovani che non vanno a votare perché non si riconoscono nei partiti non è vero che non hanno delle idee sui diritti civili, sul lavoro, sulla guerra o più in generale sul futuro. A loro (e a noi con loro) resta il compito di non farsi manipolare, perché nella società attuale, fra social, web e influencer il rischio è molto alto. Ma io voglio credere che non siano così sprovveduti come a volte pensiamo.
Già da tempo assistiamo a forme di mobilitazione alternative rispetto a quelle tradizionale (pensiamo ai friday for future o alle iniziative che rientrano nel cosiddetto “voto con il portafoglio”), in cui le scelte individuali del cittadino si uniscono per dare un indirizzo preciso, per mandare un segnale forte a chi decide, forse anche più incisivo rispetto a quello che si esprime con una scheda elettorale. Chi saprà intercettarlo, chi sarà capace di esprimerlo meglio e in maniera più organica di altri, avrà compiuto un passo importante, forse decisivo, per interpretare la volontà della maggioranza delle persone.
In Toscana non abbiamo votato, quindi niente posso dire a riguardo. Dico solo che questa politica non la capisco più, non mi riconosco in nessun partito. Perchè nessuno parla più la mia lingua, la lingua del popolo. Sarebbe tanto facile tornare a capirci. Ci sono mille problemi da risolvere, dal lavoro, all’inflazione che ci impedisce di vivere decorosamente, alla sanità che diventa sempre più difficile curarsi. Ecco, se iniziassero i signori politici a parlare di queste cose, sai le corse a votarli!!!
Questo astensionismo generale dovrebbe far riflettere, noi e i vari partiti!
A quelli della mia generazione è stata servita la pappa pronta della democrazia, e non sanno quante fatiche sono state spese per ottenerla. C’è chi ha dato il sangue per l’ideale. Secoli e secoli. Non sanno che più si tappano occhi e orecchi sulla politica, più lasciano spazio ai vari caporioni di far di testa loro.
L’astensionismo dei giovani è il dato più terrificante. Pure i miei nipoti non votano. Mi dispiace tantissimo, ma non posso dargli torto.
Ben detto Romolo!
Il problema è che attualmente non vedo da nessuna parte neanche la benché minima voglia di intercettare questi segnali, men che mai interpretarli e restituire qualcosa di utile alla società tutta. Ma forse mi hai solo preso in un momento di pessimismo…
Dalla politica non c’è segnale alcuno, ma da alcuni strati della società civile, dal mondo dell’associazionismo qualcosa si muove
Ammetto di non conoscere granché del mondo dell’associazionismo quindi non mi resta che credere fiduciosa in quello che dici 😉