Se lo vuoi rimani
Non c’è molto da dire che non sia già detto
Si dice che domani
Sia il solo posto adatto per un bel ricordo
Sembra ieri che in qualsiasi riunione andassi ero sempre il più giovane. Quando è cominciato a non essere più così? Non me lo ricordo e questo già denota qualcosa. In ogni caso penso che non riuscirò mai ad abituarmi fino in fondo a questo dato di fatto.
Sono un tipo riconoscente. Mi piace riconoscere le gentilezze ricevute. E mi piace tanto anche essere riconosciuto. L’altro giorno ad esempio mi ha riconosciuto una bella fanciulla che non mi vedeva da circa una quarantina d’anni. Sono soddisfazioni. Tralasciamo il fatto che io non sia stato altrettanto pronto, anche questo denota qualcosa.
Mi piace se qualcuno mi riconosce per l’aspetto fisico, ma sopratutto mi piacerebbe essere riconosciuto nei modi di fare, di pensare, nei comportamenti e nelle scelte. E’ vero che la coerenza non è di questo mondo, ma una continuità di fondo, seppur fra una caduta e l’altra, sarebbe quanto mai auspicabile.
Prima ero molto più paziente. E anche più tollerante. Ora sono spesso in modalità “mi state tutti sul cazzo“, anche se debbo dire che almeno non lo da a vedere (non troppo, se non altro). In ogni caso, chi l’ha detto che invecchiando si migliora?
“Tu sei uno su cui si può fare affidamento“, resta forse il complimento più bello che abbia mai ricevuto.
In questi quasi trent’anni di lavoro ho avuto capi di qualsiasi tipo e sono andato d’accordo con tutti: donne cazzute, giovani rampanti, attempati paraculi, gente sull’orlo di una crisi di nervi. Forse semplicemente perché l’ansia da competizione non so propria cosa sia.
Non mi appartiene neanche l’ansia da prestazione. So quello che posso dare e quello che no. So che volendo, se non fossi pigro, potrei arrivare persino ad uccidere il Ciciarampa. Ma poi penso che ho imparato a nuotare a cinquant’anni, che altro devo dimostrare?
Figuriamoci quindi se posso avere ansie da felicità. Che sono sempre più convinto, si raggiunge solamente quando si smette di cercarla.
Ci sono tante cose sopravvalutate. I soldi, il successo, il sesso la politica, il novanta percento delle paure. E pure la felicità. Prenderne coscienza seriamente e comportarsi di conseguenza varrebbe un 6 al superenalotto.
Come dicevo nell’ultimo post, restare umili è un impegno quotidiano. Ma d’altra parte le sconfitte della Lazio continuano a prostrami e deprimermi, rovinandomi le giornate più dei cambiamenti climatici dovuti all’inquinamento. Non so cosa voglia dire, ma anche questo penso denoti qualcosa.