Quando passano certe occasioni

È la luce del sole, è l’ombra, è la quiete, è la parola, è un cuore pulsante è l’oceano, sono i ragazzi. Sei tu, mio dolce amore. Oh, il mio amore. E la luce, la luce brillante. E la luce, la luce splendente. La luce intensa, la luce brillante. È tutto intorno a me. È tutto intorno a me. È tutto intorno a me. È tutto intorno a me. È tutto intorno a me.

Succede che le cose succedano. O se preferite, capita che le cose capitino. E questo è un dato di fatto. Il problema vero è che (a volte? spesso? sempre?) non le capiamo. Non le cogliamo per quello che sono. Ci confondiamo, rimaniamo perplessi, imbambolati, poco reattivi. E allora le banalizziamo, cercando di interpretarle (e come potremmo fare altrimenti?) con le categorie consuete. Le facciamo rientrare all’interno del già conosciuto, nel terreno sicuro di ciò che è noto, chiaro, già visto.

Invece non dico che capiti spesso che sia proprio l’Altissimo in persona che ci chiama (ammettiamolo…accade raramente), ma succede invece che persone meravigliose attraversino la nostra vite e noi le lasciamo andare così. Succede che ci siano occasioni straordinarie che potremmo cogliere e invece ce le perdiamo , treni che passano accanto alle nostre vite senza che noi riusciamo a salirne a bordo.

Per questo sono essenziali le persone che stanno vicine a noi. A volte infatti solo qualcun altro può indicarci la strada giusta. Può svegliarci dal sonno e farci capire cosa ci sta succedendo. O meglio, cosa rischiamo di perderci. Certo è una bella seccatura. Si rischia di passare per rompiballe. La possibilità di sentirci dire “impicciati degli affari tuoi, sono cose che non ti riguardano” è molto alta. E però non ci sono mica tante alternative: se vogliamo davvero bene a qualcuno dobbiamo avvisarlo se gli sta passando accanto un treno. Se gli sta capitando un’occasione che sta sprecando. Se gli vogliamo davvero bene dobbiamo correre questo rischio.

Il Signore tornò a chiamare Samuele per la terza volta: questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo “mi hai chiamato? Eccomi”. Allora Eli capì che era il Signore che chiamava il giovane. Eli disse a Samuele: “Torna a dormire e se ti chiamerà dirai “parla Signore perché il tuo serve di ascolta”.