Ed ecco a voi i Decemberini

Il viaggio musicale di oggi fa tappa a Portland, capitale dell’Oregon, musicalmente a metà strada fra Seattle e San Francisco. Il gruppo che vi propongo ha infatti le sonorità della west coast con qualche aggiunta di grunge, il tutto condito dal genio visionario del leader e voce principale Colin Meloy.

Io li ho scoperti con l’album The King is Dead, di una decina di anni fa, che secondo me è il loro capolavoro: un mix di rock, folk e musicalità indie. Da lì ho riscoperto gli album precedenti e poi li ho sempre continuati a seguire nei successivi, perché sono tutti ottimi lavori. Tra i gruppi del nuovo millennio secondo me sono decisamente al top.

Per farveli conoscere vi propongo una canzone del penultimo album, che in guarda caso si intitola A Beginning Song: quale miglior principio di una canzone d’inizio?

What a terrible Year, what a beautiful Year

Tradizione vorrebbe che vi intrattenessi con un post di bilanci dell’anno: i migliori libri, i più bei cd, le cose belle successe in questo 2015, magari condito con folletti e teatri di Sidney. Ma se penso alle tragedie di quest’anno, le guerre che bussano alle nostre porte, il dramma dell’immigrazione il caos senza fine in cui è avvolta Roma, lo smog che attanaglia l’Italia, mi verrebbe voglia piuttosto, di soffermarmi con voi sulle prospettive della coltura della barbabietola in Abruzzo. Come dite? Meglio le classifiche? Va be’, contenti voi.

Ma che dire? Sui libri ve le sfrancico già ben benino con i consigli di lettura non richiesti. Certo questo 2015 ha visto i grandi ritorni di Adamsberg e di Hap & Leonard. Quasi non ci speravo più e invece nessuno dei due ha tradito le attese. Sui nuovi innamoramenti per Peter May e David Lehane vi ho già raccontato. Ribadisco quanto già detto, tanto ero contrario al Kindle, quanto ora non potrei farne a meno: riuscire a leggere in metropolitana senza perdere il filo e a letto senza rompere gli zebedei alla moglie, mi sembrano già di per sè ottime motivazioni.

Sulla musica c’è già quel gran minchione di Zeus che ci fa ampiamente capire come non ci sia più nulla da ascoltare che non abbia almeno trent’anni. Poi a me le novità difficilmente mi entusiasmano. E non penso c’entri il fatto che ahimè sono entrato nel fatidico 50. I gusti musicali su per giù sono gli stessi che avevo trent’anni fa, quindi o ero già vecchio allora (il che è possibile, anzi probabile) oppure in effetti il rock ha uno splendido futuro alle spalle. In ogni caso What a terrible World what a beautiful World dei Decemberists è un gran bel disco e pure il ritorno di Jeff Lynne con Alone in the Universe merita una menzione. La grande delusione dell’anno secondo me è Drones dei Muse, assolutamente al di sotto dei loro cd precedenti.

Fra le cose belle capitate nell’anno sicuramente mi vengono in mente i viaggi all’estero. I giri a Londra-Praga-Barcellona in rigoroso ordine di quanto mi sono piaciute, sono stati davvero fantastici (certo anche la Lazio che arriva terza in campionato non è stato male). C’è poco da dire: viaggiare resta il modo migliore di spendere i soldi, il regalo più bello che ci possiamo fare. Viaggiare con le persone che ami poi è davvero il massimo. Insomma, i viaggi ermeneutici non sono male, ma i viaggi veri sono meglio!

Se invece dovessi scegliere una sola giornata dico che sabato 6 giugno è stata davvero una giornata da ricordare. E non perché la juve abbia perso la finale di champions con il Barcellona (pur non essendo juventino mi è dispiaciuto). Quel giorno è stato il mio personalissimo ritorno al futuro ed è stata proprio una gran ficata!

In conclusione comunque un anno, che ricorderò con piacere. Ma ormai dovreste conoscermi, per me il bicchiere è sempre mezzo pieno…generalmente con dentro qualcosa di alcolico! Perché come ho letto in giro sul web, l’ottimista è quello che vede nella pioggia un buon modo per lavare la macchina e nella grandine il principio di un buon mojito.

L’alfabeto delle canzoni

E ce l’ho fatta anche io! Mica potevo mancare…quando il mio amico Zeus chiama non ci si può tirare indietro (veramente anche Papillon mi aveva solleticato un giochino analogo, basato sui titoli dei film, ma mi mancano troppe lettere!) Il giochino è quello di ripercorrere l’alfabeto citando titoli di canzoni. Poi lo sapete che le liste di qualsiasi cosa, soprattutto se minchiona, mi fanno impazzire. Tanto per rendere la cosa un po’ meno minchiona (mica tanto eh!) ho cercato di mettere dentro una sola volta a testa, tutti i miei gruppi e cantanti preferiti. Potreste dirmi, va be’ ma a noi che ce frega? Lo so, invece a me il giochino è piaciuto assai, anche perché riuscire a far partecipare alla cosa i best 25, ti costringe a pensare e poi a scegliere. Certamente qualcuno manca, ma le lettere a disposizione erano finite!

As Tears go by – Rolling Stones. Gli Highlander. Li ho sentiti dal vivo l’anno scorso al Circo Massimo e davvero cominci a pensare che in fondo la droga non sia poi così nociva.

Baba o’ Reily – The Who. Una canzone che bisognerebbe sentire ogni mattino, a palla di cannone, appena alzati, così tanto per ricordarci quant’è bella la vita

Cowgirl in the sand – Neil Young, come cantante lui è nella mia top five, la canzone in questione è straziante e bellissima come solo lui potrebbe cantare

Desperado – Eagles, loro sono bravissimi e la canzone merita assolutamente, al pari di molte altre (fra l’altro ce n’è un’altra, sempre con la D che mi piace un sacco, ma già l’ho usata per altri post e non volevo ripetermi)

Easy does it – Supertramp, loro sono il “mio” gruppo. Non i preferiti in assoluto, ma quelli che sento più miei, come fossero miei amici, come li conoscessi da trent’anni, un po’ come i compagni di scuola. E in fondo un po’ è anche vero.

Fat bottomed Girls – Queen. Altro gruppo storico nei miei ascolti e l’omaggio alle ragazze culone penso sia uno dei loro pezzi più significativi, per ironia, ritmo, spontaneità. Secondo me un po’ troppo sottovalutati.

Good Riddance – Green Day fra le nuove generazioni forse i più ascoltati. Questa canzone in particolare la trovo bellissima.

Horizons – Genesis. ecco dovessi scegliere un solo gruppo, non avrei dubbi, sono loro. Ho scelto volutamente un pezzo minore, brevissimo, solo strumentale, perché basta anche solo questo per far capire secondo me che quando fra trecento anni studieranno la storia della musica del 900, loro saranno nei libri di testo.

Knockin’ on Heavens Door – Bob Dylan. Che vogliamo dire su quest’uomo e su questo pezzo. Silenzio e alziamo il volume

Inbetween Days – Cure. Torniamo alla mia adolescenza con questo gruppo di matti che però in questa canzone diedero veramente il massimo. Pezzo monumentale, un altro di quelli da ascoltare la mattina per darsi la carica

Love Boat Captain – Pearl Jam. Pensavo ad un certo punto che il rock avesse già detto tutto quello che aveva da dire. Loro e il gruppo che segue a due distanze mi hanno fatto ricredere. I Nirvana sono l’emblema, loro la sostanza, fra i due, a mio avviso, c’è un abisso.

Mother – Pink Floyd. Questi certo non potevano mancare. Li ho consumati a furia di ascoltarli: probabilmente hanno scritto brani molto più belli di questo, ma ultimamente l’ho riascoltato casualmente e mi è venuto da piangere

Nightswimming – Rem. E questo è l’altro gruppo che mi ha fatto pensare che effettivamente ancora è presto per fare il de profundis al rock. Grande gruppo, grande pezzo!

On almost sunday morning – Counting Crows. Anche loro appartengono alla nuova generazione, ma per intensità dei pezzi, meritano di essere nell’olimpo. Spero di riuscire ad andarli a vedere a luglio!

Police on my back – The Clash. Nuovo salto all’indietro per un gruppo che mi ha sempre fatto impazzire. Come fai ad ascoltarli senza che ti venga voglia di salire su un tavolo e metterti a ballare?

Queen of Supermarket – Bruce Springsteen. A parte che trovare una canzone con la Q non era proprio facilissimo, ma lui è lui…il Boss, unico e solo. Insieme ai Genesis, nella mia classifica, sempre al primo posto.

Revolution – Beatles. Loro sono la storia, il porto sicuro in cui torni ogni volta che hai bisogno di sentirti a casa. Possono anche passare mesi senza ascoltarli, ma tu sai che loro sono lì. Una certezza.

Stay – Jackson Browne. Un altro dei miei preferiti, un altro di cui ho consumato gli LP quando ancora non c’era l’elettronica che ti veniva incontro. E quindi quando finiva la prima facciata toccava alzarsi, rigirare il disco e rimettere su il braccio, calcolare la traccia e abbassare la levetta.

Tunnel of Love – Dire Straits. Ultimamente li ho citati in un ricordo di qualche anno fa. Nei favolosi eighteen loro non mancavano mai. Questa, per la cronaca, è nella colonna sonora di Ufficiale Gentiluomo, film cult di quegli anni.

Uptown Girl – Billy Joel. Un altro di quei cantanti di cui ho la discografia completa. Sparito ormai da qualche anno dalle scene, ma questo testimonia una volta di più la sua grandezza. Se non hai più niente da dire, perché continuare a rompere i timpani? Non sarebbe meglio tacere? Grande Billy!

Valencia – The Decemberists. Dei gruppi nuovi o comunque emergenti questi sono quelli che forse mi piacciono di più. Un mix molto interessante di rock, country, prog. veramente notevoli!

With or Without you – U2. I loro primi 5 dischi li pongono nell’Olimpo dei più grandi di tutti. Poi si sono persi e difficilmente si ritroveranno. Ma arrivare a certe vette non è da tutti!

Xanadu – Elo. Insieme ai Supertramp l’altro gruppo che sento mio, perché fa parte dell’adolescenza in maniera pervasiva. La prima facciata di Discovery è forse in assoluto il disco che ho ascoltato di più. Anche in questo caso, forse, anzi sicuramente, ne hanno scritte di più belle, ma trovatemi un’altra canzone con la X?

Your song – Elton John. Un altro gigante che in una classifica del genere non può mancare. Canzone struggente e bellissima.

Zombie – Cranberries. Loro sono un grande gruppo, che hanno saputo dire qualcosa di nuovo, poi la voce di Dolores O’ Riordan è una di quelle che ti fanno fare pace col mondo.

Quando passano certe occasioni

È la luce del sole, è l’ombra, è la quiete, è la parola, è un cuore pulsante è l’oceano, sono i ragazzi. Sei tu, mio dolce amore. Oh, il mio amore. E la luce, la luce brillante. E la luce, la luce splendente. La luce intensa, la luce brillante. È tutto intorno a me. È tutto intorno a me. È tutto intorno a me. È tutto intorno a me. È tutto intorno a me.

Succede che le cose succedano. O se preferite, capita che le cose capitino. E questo è un dato di fatto. Il problema vero è che (a volte? spesso? sempre?) non le capiamo. Non le cogliamo per quello che sono. Ci confondiamo, rimaniamo perplessi, imbambolati, poco reattivi. E allora le banalizziamo, cercando di interpretarle (e come potremmo fare altrimenti?) con le categorie consuete. Le facciamo rientrare all’interno del già conosciuto, nel terreno sicuro di ciò che è noto, chiaro, già visto.

Invece non dico che capiti spesso che sia proprio l’Altissimo in persona che ci chiama (ammettiamolo…accade raramente), ma succede invece che persone meravigliose attraversino la nostra vite e noi le lasciamo andare così. Succede che ci siano occasioni straordinarie che potremmo cogliere e invece ce le perdiamo , treni che passano accanto alle nostre vite senza che noi riusciamo a salirne a bordo.

Per questo sono essenziali le persone che stanno vicine a noi. A volte infatti solo qualcun altro può indicarci la strada giusta. Può svegliarci dal sonno e farci capire cosa ci sta succedendo. O meglio, cosa rischiamo di perderci. Certo è una bella seccatura. Si rischia di passare per rompiballe. La possibilità di sentirci dire “impicciati degli affari tuoi, sono cose che non ti riguardano” è molto alta. E però non ci sono mica tante alternative: se vogliamo davvero bene a qualcuno dobbiamo avvisarlo se gli sta passando accanto un treno. Se gli sta capitando un’occasione che sta sprecando. Se gli vogliamo davvero bene dobbiamo correre questo rischio.

Il Signore tornò a chiamare Samuele per la terza volta: questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo “mi hai chiamato? Eccomi”. Allora Eli capì che era il Signore che chiamava il giovane. Eli disse a Samuele: “Torna a dormire e se ti chiamerà dirai “parla Signore perché il tuo serve di ascolta”.